Misophonia è il nuovo lavoro solista di Pivio che chiude così una trilogia dedicata alle ‘devianze’ sensoriali iniziata con Cryptomnesia (2020) – disco realizzato in piena pandemia – e proseguita con Pycnoleptic (2023), il primo album italiano mixato in dolby atmos nativo. Ultimo atto di una riflessione dedicata alla sperimentazione personale di nuove sonorità e nuove tecnologie Misophonia racconta in nove canzoni l’intolleranza al suono vista come metafora utopico/distopica del disagio sociale. Il disco è disponibile in vinile trasparente (https://www.pivioealdodescalzi.com/shop/Misophonia-vinile/) e in digitale hd (https://orcd.co/pivio_misophonia), distribuzione Audioglobe su etichetta I dischi dell’espleta. Ad accompagnarlo, solo alcuni semplici visual di supporto all’ascolto. Una scelta minimalista e ‘vintage’ attraversata da una forma privata di dissenso verso i modelli produttivi attuali, per sottolineare il ritorno alla centralità dell’esperienza musicale in quanto tale e al valore del disco come oggetto fisico reale.
L’album è stato realizzato sostanzialmente in solitario, con la sola collaborazione di un nutrito gruppo d’archi in tre brani (quello di apertura, Wildest Dreams, il centrale The Words I Say ed il conclusivo Start Again). Sono presenti tre cover, In the Art of Stopping degli Wire, Never Understanding dei Jesus and Mary Chain e What Use dei Tuxedomoon, i cui testi sono diventati lo spunto per un utilizzo decontestualizzto nei restanti 6 brani, alle cui liriche ha spesso collaborato Marco Odino, già membro del gruppo new-wave Scortilla.
Scrive Pivio: “Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo musicale fin da piccolo (ho rischiato pure di partecipare ad uno Zecchino d’oro come cantante) ma solo dalla seconda metà degli anni ’90 la musica è diventata la mia attività principale, soprattutto nell’ambito della scrittura e della realizzazione di colonne sonore (ormai sono più di 200 quelle a mio nome). Ma mi ha sempre interessato confrontarmi concretamente con la forma canzone, a volte anche con qualche piccola soddisfazione. E Misophonia è sostanzialmente un disco di canzoni. Tuttavia da alcuni anni sto assistendo ad una rivoluzione artistica e produttiva del mercato discografico di cui comprendo bene i meccanismi ma che non riesco a condividere, neanche obtorto collo. Proprio per questo il mio ultimo lavoro rischia di risultare davvero ‘misofonico’ o quanto meno niente affatto allineato con l’attuale modello vincente, cosa che rivendico con forza. Infatti mi sto sempre più convincendo che sia giunto il momento di far mia ‘l’arte di fermarsi’, nella speranza di trovare, prima o poi, nuove forme, non necessariamente musicali – o forse sì – per tentare di esprimere quello che realmente provo”.
(C.P.)
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