Ridotta entità dei finanziamenti selettivi del Mic, taglio degli investimenti da Rai Cinema, drastica diminuzione delle produzioni interne dell’ex Istituto Luce, che pure “hanno contribuito enormemente alla valorizzazione di un archivio unico al mondo, alla vigilia del centenario che lo classifica tra le istituzioni dell’audiovisivo più antiche d’Europa”: il settore dei documentari lancia un grido di allarme e un appello rivolto al governo, alla Rai e a Cinecittà.
In una lettera firmata da 100autori, Doc/it, WGI, ANAC, AIR3 – Associazione Italiana Registi, gli autori chiedono di valorizzare questo genere cinematografico che, affermano, “rappresenta un’eccellenza nel mondo e che avrebbe bisogno di una visione a lungo termine e di un sistema stabile e virtuoso di finanziamento per rafforzarsi”.
“Con questa lettera vogliamo richiamare l’attenzione su un paradosso che a nostro giudizio merita una riflessione e un confronto tra tutti coloro che hanno a cuore l’audiovisivo del nostro paese. Negli ultimi anni i documentari italiani hanno vinto prime serate in tv, ottenuto successi nelle sale e sulle piattaforme, riconoscimenti nei festival” ma “permane un atteggiamento di poca considerazione nei confronti del documentario da parte di importanti soggetti istituzionali italiani” scrivono registi ed autori che sottolineano anche il tema dei costi che per i documentari italiani si aggira tra il 25% e il 50% del costo medio dei documentari europei. “Basti pensare che il totale delle risorse annuali disponibili per il documentario tra Luce e Rai Cinema non arriva a 3 milioni di euro: in altri paesi europei basterebbe a finanziare solo 5-6 documentari”. E questa esiguità di budget ha molte conseguenze: “artistiche, professionali, umane”.
“Visto che in questi ultimi tempi si è parlato di compensi eccessivi per i registi, è bene sapere che alcuni dei migliori documentaristi italiani hanno abbandonato” affermano gli autori che chiariscono: “La nostra non vuole essere una vuota polemica, ma un contributo a un confronto che ci sembra importante per la qualità della cultura italiana e per il ruolo essenziale che la conoscenza e il racconto del reale giocano in una democrazia evoluta”.
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