‘L’eroe e il mito’, il film inedito di Ermanno Olmi su Valentino Rossi

La seconda edizione del Premio Film Impresa - 9/11 aprile, Roma - presenta l’anteprima del doc dell’autore bergamasco, sul pluricampione mondiale di MotoGP, prodotto dall’azienda Dainese, centro del racconto industriale. Il Premio Olmi conferito a Francesca Archibugi


L’eroe e il mito, chi è chi?

La domanda è lecita perché le personalità protagoniste sono Ermanno Olmi e Valentino Rossi, un maestro del cinema e un maestro della MotoGP.

L’eroe e il mito è il titolo di un doc inedito del regista bergamasco – realizzato nel 2012 –  sul pluricampione mondiale, prodotto dall’azienda Dainese e presentato in anteprima, fuori concorso, alla seconda edizione del Premio Film Impresa, dal 9 all’11 aprile a Roma.

Creatività e coraggio, territorio e innovazione, radici nel passato e disegno del futuro: questo il racconto dei cortometraggi e mediometraggi che concorrono a questa seconda edizione del Premio diretto da Mario Sesti e presieduto da Giampaolo Letta. Un cantiere di ricerca, conoscenza, esplorazione di quelle opere che incrociano linguaggio del cinema e dinamica imprenditoriale. È un’iniziativa di Unindustria con Confindustria, che mira a valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa: sempre più spesso, le aziende realizzano film dedicati per raccontare la propria storia, il proprio prodotto, il lavoro delle persone, il rapporto con il territorio.

Vive di questo spirito anche il documentario di Ermanno Olmi, la cui eccezionalità sta nel suo essere inedito, ma anche nell’interessante “confronto” di due sguardi, due profili che prima che personaggi sono persone e qui si guardano negli occhi – letteralmente – per intercettare una frequenza umana, vibrazione necessaria a chi sta dietro la macchina da presa per restituire il tratto più profondo di chi si racconta, ma anche fondamentale a chi si mette davanti all’obiettivo per stabilire empatia con il suo primissimo pubblico, il regista.

Il frinire delle cicale e il rombo di un motore, il passo lentissimo di una tartaruga e la tuta da gara appesa: è in questo gioco di simboli, sonori e visivi, che Olmi restituisce la sensibilità della semplicità nella sua accezione più alta, laddove non è superficialità ma capacità – complessa – di restituirsi a più livelli, senza escluderne nessuno.

E’ il senso dell’informale e del famigliare – anche perché ci sono vere e proprie sequenze di filmini domestici della famiglia Rossi e di Valentino bambino -, a esaltare il sapore affettivo di questo racconto, a mettere Ermanno e Valentino a tavolino, occhi negli occhi, seduti vicini come la confidenza di una storia tra nonno e nipote potrebbe permettere: sono in scena entrambi, il regista – in questo caso – si mette davanti all’obiettivo, seppur di spalle e di quinta, probabilmente con l’intento – riuscito – di abbattere la barriera formale che permette quel contatto diretto – oculare, mimico, epidermico – che lo spazio ravvicinato concede e che a Olmi consente di assorbire e restituire l’essenza di Valentino Rossi, di per sé un personaggio popolarmente spontaneo e comunicativo, ma qui svelato in un livello ulteriore di umanità, come “famigliare” appunto, seppur le tematiche che toccano siano monumentali, dall’ecologia all’infanzia, fino alla qualità della civiltà.

L’eroe e il mito è anche l’incontro tra lo spirito bergamasco e quello marchigiano, tra la riservatezza “montana” e la vivacità “romagnola”, tra una generazione indubbiamente radicata nel secolo scorso, ma al contempo capacissima di contemporaneità – quella di Olmi -, e quella di un uomo, Rossi, nato quasi cinquant’anni dopo il primo (esattamente 48), seppur nel medesimo secolo, che però – forse anche per la metafora che la sua carriera sportiva porta con sé – restituisce un Valentino lanciato sempre in avanti, come la sua motocicletta gli ha insegnato.

L’eroe e il mito, ancora, è anche un racconto tecnico sullo studio e la creazione dell’abbigliamento necessario alla gara, in cui Dainese racconta se stessa, ed ecco qui l’anima del film d’impresa, del racconto cinematografico industriale e così, per esempio, lo spettatore comune resta affascinato dalla narrazione della costruzione dell’airbag interno alla tuta – mentre prima era esterno, “un airbag sull’uomo collegato a un chip che misura l’inclinazione del corpo o dei movimenti naturali e dell’impulso di gonfiarsi in caso di pericolo; all’interno della sacca guidiamo l’aria con dei condotti interni, in modo che si gonfi solo in alcuni punti. Nel 2007, Dainese adotta, per la prima volta in una gara di motociclismo, un airbag a controllo elettronico, integrato nel para schiena della tuta. Il primo pilota a usarlo in gara è stato Marco Simoncelli”.

Infine, sempre nel nome di Ermanno Olmi anche un premio a lui intitolato che Premio Film Impresa conferisce quest’anno a Francesca Archibugi.

Nicole Bianchi
11 Aprile 2024

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