”Credo che la responsabilità dei nostri gesti sia prima di tutto individuale, perché ormai tutti si sentono innocenti e nessuno colpevole. Qui parliamo di una richiesta d’aiuto che non è stata accolta: una donna ha suonato alla porta, e nessuno le ha aperto. La nostra protagonista non ha attenuanti”. Luc Dardenne condanna la bella dottoressa Jenny (Adele Haenel), protagonista del film La ragazza senza nome, in uscita con la BIM. Una sera la dottoressa non apre la porta a una ragazza in pericolo che le ha citofonato fuori dall’orario d’apertura dello studio. Il giorno dopo, la polizia avverte Jenny del ritrovamento di un corpo nelle vicinanze, e il senso di colpa si trasforma in ossessione. Per Jean-Pierre Dardenne: ”Siamo circondati da persone senza nome, quindi il desiderio di Jenny è legittimo. Lei vuole che la morte diventi un atto pubblico, in un mondo in cui l’immigrazione distrugge ogni identità”. La dottoressa non può aspettare che la giustizia segua il suo corso, e ”in qualche modo deve andare avanti. Comincia a investigare come se fosse un poliziotto, abbandonando completamente la sua vita privata. Non aveva senso raccontare di un fidanzato o di un parente, perché si sarebbe perso il focus sulla tragedia. Jenny è un essere umano e può sbagliare, ma poi come tutti deve convivere con i suoi demoni. I silenzi del film sono la voce della coscienza della protagonista, che mette a tacere i propri sentimenti per uno scopo più alto: la ricerca della verità”, dice Luc Dardenne.
Infine il fratello Jean-Pierre rivela la loro fonte d’ispirazione: ”Non siamo noi a scegliere cosa raccontare, ma sono le storie a scegliere i loro narratori. Facciamo un tipo di cinema che cerca di guardare il mondo dritto negli occhi. In passato siamo rimasti folgorati dal grande Rossellini, e abbiamo capito che noi dovevamo seguire le sue orme”. E ancora, sul metodo di lavoro: ”Noi collaboriamo fin dall’inizio. Scriviamo il film insieme, pensiamo alla sceneggiatura, scegliamo gli attori, ma non abbiamo un metodo definito. Non siamo come i fratelli Taviani, che decidono prima chi deve girare una sequenza. Loro sono molto più organizzati di noi. Nel nostro caso, sul set uno sta dietro la macchina da presa e l’altro controlla dal monitor”. Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno presentato La ragazza senza nome alla serata inaugurale della XX edizione del Tertio Millenio Film Fest, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo.
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