Daniele Vicari e l’antibiopic sul giornalista Giuseppe Fava

Va in onda su Rai1 il 23 maggio Prima che la notte, il film con Fabrizio Gifuni nel ruolo del giornalista siciliano ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio 1984


Va in onda su Rai1 il 23 maggio Prima che la notte il film di Daniele Vicari, interpretato da Fabrizio Gifuni e prodotto da Paola e Fulvio Lucisano, sulla vita e la morte del giornalista Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio 1984. Con la rivista “I Siciliani”, da lui fondata, Fava aveva raccontato e denunciato l’intreccio di interessi tra la mafia catanese e l’imprenditoria locale. Per il suo assassinio sono stati condannati il boss mafioso Nitto Santapaola  come mandante e i suoi uomini come esecutori. Fava era anche uno scrittore, dal suo romanzo “Passione di Michele” era stato tratto Palermo o Wolfsburg, Orso d’oro alla Berlinale 1980, diretto nel 1980 da Werner Schroeter, film di cui aveva curato anche la sceneggiatura.

Prima che la notte è ispirato all’omonimo libro di Claudio Fava e Michele Gambino, che figurano tra gli sceneggiatori insieme a Monica Zappelli, ed è stato girato interamente a Catania. “Avevo voglia di raccontare la vicenda di un uomo libero da ogni schema fino alle ultime conseguenze – spiega Vicari – Il film guarda a un periodo molto intenso della vita di  Fava. Si tratta del momento in cui costruì una vera e propria scuola di giornalismo con la creazione del ‘Giornale del Sud’ e poi de ‘I siciliani’. E’ un film sulla vita di un uomo e non sulla sua morte, non è un biopic, ma narra una fase dell’esistenza di una persona straordinaria che dà tutta se stessa a un gruppo di giovani. Direi che è quasi un romanzo di formazione”.

Del resto il libro non si descrive la storia della morte di Pippo Fava ma narra “quel gruppo di carusi che nello spazio di una notte si ritrovarono subito adulti, invecchiati, con lo sguardo ferito, l’innocenza smarrita. Quella morte mai abbastanza annunciata fu la fine della nostra giovinezza, senza più alibi, senza rinvii – affermano i due autori del libro – È un racconto che non vuole rivelare fatti, nomi o segreti, ma che ricostruisce il filo dei dettagli che si erano perduti, le risate di petto di Giuseppe Fava, le sue improbabili partite a pallone, la sua idea sfacciata e rigorosa di giornalismo, la nostra idea scapigliata di quel mestiere, fino all’irrompere della morte, ai pensieri e ai gesti che si fanno improvvisamente adulti, densi, necessari”.

ssr
16 Maggio 2018

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