Cronache dal Marché: alla ricerca della medicina perfetta

Sulla Croisette non c’è solo cinema e gossip. Il festival di Cannes comprende anche nei sotterranei del Palais il cuore pulsante del Marché, dove si fondano le basi per l’industria dell’immediato futu


CANNES – Sulla Croisette non c’è solo cinema e gossip. Il festival di Cannes comprende anche nei sotterranei del Palais il cuore pulsante del Marché, dove si fondano le basi per l’industria dell’immediato futuro. E sebbene a guardare i numeri le cose sembrino andate a gonfie vele anche quest’anno, una serie di elementi fanno pensare che qualcosa nell’aria stia cambiando, a partire dalle dichiarazioni della vigilia, firmate da Vincent Bolloré, gran patron di Vivendi e Canal+, la piattaforma digitale che di fatto ossigena il cinema francese (e quello internazionale delle coproduzioni) al ritmo di circa 200 milioni di euro l’anno entrando in coproduzione per circa 100 film nazionali, molti dei quali in questi anni hanno ottenuto risultati inferiori alle attese. Ora sembra che il canale voglia concentrarsi su meno titoli ma più garantiti da un punto di vista commerciale, il che rischia di togliere fiato al cinema d’autore e a quello giovane. In loro soccorso è sopraggiunta qui a Cannes il ministro francese della cultura, Audrey Azuley, intimando il patron di Canal+ di rispettare l’accordo di stato che vincola l’emittente ancora per quattro anni.

Poche le garanzie delle altre cinematografie europee, tra la perdita endemica di spettatori spagnoli e la Germania che orma vive solo di cinema americano e prodotti locali non esportati. L’Italia, dal canto suo, vince molto ai Festival ma non si impone sul mercato globale. Negli stand del Marché è stato un anno di ricerca della medicina ideale per uscire dall’impasse. Argomento ‘hot’ le piattaforme digitali per il consumo online – Netflix e affini – tanto temute dagli esercenti. Il prodotto statunitense abbassa i prezzi ma resta spesso fuori dalla portata di distributori medio piccoli, la digitalizzazione delle opere e delle sale mette in crisi i meccanismi tradizionali ma non propone alternative altrettanto forti. In questo panorama l’Italia ci va pianissimo: a fianco di una mini-major come Lucky Red e di enti a cavallo tra cinema e tv come Cattleya, dello sforzo  di Rai Cinema, fioriscono moltissime piccole aziende che raccolgono a prezzi di saldo il buon cinema degli ultimi anni ancora invenduto. Ma è tutto da dimostrare che questo abbia un futuro oltre i confini della prossima stagione. “Ormai si viene ai mercati con la speranza di non perdere troppi soldi – dice la veterana Adriana Chiesa all’ANSA – e quel che ci sorregge come venditori sono soprattutto i cataloghi dei film che hanno fatto la gloria del nostro cinema”. Ma molti dei titoli del concorso 2016 arriveranno prima o dopo sui nostri schermi.

Se non altro, c’è ancora fiducia nella distribuzione.  

20 Maggio 2016

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