Senza scomodare 2001: Odissea nello spazio, che per altro fa immergere nello spazio dello Spazio con un altro passo, un’altra atmosfera, un’altra inquietudine, la serie Constellation s’accosta di più alle intime angosce, ai picchi adrenalinici, allo stupore visivo di Gravity (2013, 7 premi Oscar).
Lì, per Alfonso Cuaròn (regista), protagonista era la dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock), con il cosmonauta Matt Kowalski (George Clooney), insieme alla deriva spaziale dopo un incidente con lo Shuttle: è probabilmente anche l’affinità di genere della protagonista, sempre una figura femminile, qui quella dell’astronauta Jo, interpretata da Noomi Rapace, a offrire un valore aggiunto a questa serie, al contempo un viaggio nello spazio e un viaggio nelle galassie interiori dell’essere umano.
Se c’è un immaginario poetico, romantico, onirico connesso alla luna, al sole, alle galassie, alle stelle e ai pianeti, allo Spazio insomma, non da meno è il profilo umano connesso ad esse nel tempo moderno, e così gli astronauti – dal film di Kubrick a Wall-e – sono al centro di viaggi non solo interstellari ma introspettivi, in cui la monumentalità dell’arena spaziale, l’imprevedibilità di quel luogo, la capacità di mozzare il fiato o di innescare un turbinio di domande, si fa metafora del luogo interiore dell’individuo. Così succede alla protagonista di Constellation che, a seguito di un disastro spaziale, rientra sulla Terra: subisce un incidente durante una missione, imprevisto rischioso da cui riesce a uscire viva, ma forse non del tutto illesa. Porta con sé intermittenze della mante, allucinazioni, fenomeni senza una lucida logica.
Un ritorno – al di là dell’imprevisto dell’emergenza in missione, dunque dell’interruzione e della perdita di qualcosa di quel viaggio -, che la mette di fronte allo svelamento di un pezzo mancante, o forse più d’uno, non tanto del mezzo spaziale, quando della sua vita.
Constellation, non solo nell’interpretazione realistica e epidermica di Rapace, gode di un tocco di sensibilità femminile specifico: Michelle MacLaren cura la regia della serie, creata da Peter Harness, in cui l’abbraccio affasciante quanto inquietante dello Spazio si tesse con mistero, misura, sospensione e attesa, con una vicenda che chiama in causa l’introspezione ma che riguarda effettivamente una cospirazione.
Quest’avventura spaziale, in cui si calibrano la lentezza e il silenzio dell’ovattato Spazio con il dinamismo e il nervoso propositivo dell’azione, è un’esplorazione degli angoli bui dell’anima e il tentativo estremo di Jo di portare luce sulla storia nascosta dei viaggi spaziali, cercando di riappropriarsi di tutto quello che ha perso.
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