Dopo Sherlock Holmes, Hercules Poirot, Jessica Fletcher, Benoit Blanc e tanti altri, il mondo è pronto ad accogliere una nuova detective dalle capacità fuori dal comune. Si chiama Cordelia Cupp, ha lo sguardo inconfondibile di Uzo Aduba (attrice celebre per i suoi “occhi pazzi” in Orange is the new Black) ed è la protagonista di The Residence, la nuova serie targata Shondaland disponibile su Netflix dal 20 marzo.
Ispirata al libro The residence: inside the private world of the White House di Kate Andersen Brower, la serie ideata da Paul William Davies prende il genere del giallo all’Agatha Christie, con il delitto a porte chiuse e un gruppo di sospettati specifici tra i quali indagare, e lo fa esplodere in un virtuosistico e un po’ strampalato gioco ambientato nell’abitazione più famosa del mondo: la Casa Bianca. Con 132 stanze e 157 sospettati, The Residence è un vero e proprio Cluedo all’ennesima potenza, in cui l’eccesso di situazioni, personaggi e intrecci è parte integrante del gusto narrativo.
Tra le scene del crimine più inappropriate c’è certamente una cena di Stato tra due governi ai ferri corti, in questo caso quelli statunitensi e australiani. Nel caos di un evento gestito con difficoltà dalla nuova amministrazione USA, la morte di un importante funzionario della Casa Bianca costringe l’implacabile detective Cordelia Cupp, consulente del Dipartimento di Polizia Metropolitana, a impedire a tutti gli ospiti (inclusi vip del calibro di Hugh Jackman e Kylie Minogue) e dipendenti di non lasciare la residenza fino a quando le persone “interessanti” non saranno diventati veri e propri sospettati. Un’investigazione lunga una notte intera in cui le tensioni tra i lavoratori della Casa Bianca daranno vita a un’esilarante quanto improbabile sequela di eventi, tra colpi di scena, bugie e misteri svelati.
Mattatrice è ovviamente Uzo Aduba, che ci regala un personaggio memorabile grazie principalmente alla sua più grande e preponderante passione: il birdwatching, un hobby che la accompagna ovunque, anche nel pieno di un’indagine, e che diventa metafora del suo modo di vedere il mondo. Un approccio metodico, analitico, ma al contempo distaccato e apparentemente privo di empatia. Cordelia si muove tra gli alti funzionari governativi come un alieno, imponendo il suo approccio unico e geniale anche al suo improvvisato assistente, l’agente federale Edwin Park (Randall Park), a cui non resta altro che provare a stare al passo di una mente che viaggia su binari paralleli e a velocità decisamente più alte rispetto a quelle delle altre persone.
The Residence. (L to R) Nathan Lovejoy as Ambassador Alden Tamridge, Isiah Whitlock Jr. as Larry Dokes, Julian MacMahon as PM Stephen Roos, Dan Perrault as Colin Trask, Molly Griggs as Lilly Schumacher, Paul Witten as Jeffrey Hewes, Barrett Foa as Elliot Morgan, Juliette Jeffers as Angie Huggins, Susan Kelechi Watson as Jasmine Haney, Andrew Friedman as Irv Samuelson in episode 102 of The Residence. Cr. Erin Simkin/Netflix © 2024
Con un montaggio dal ritmo asfissiante, The Residence si caratterizza per una struttura narrativa quasi musicale che ha nell’interrogatorio la sua particella primaria. Attraverso le dichiarazioni fornite dai personaggi, non solo alla stessa Cordelia ma anche in una seduta processuale successiva, gli autori viaggiano continuamente avanti e indietro nel tempo, anche molto lontano rispetto alla notte del crimine, facendoci immergere nella psiche dei sospettati, che tra bugie e mezze verità ricostruiranno il complesso puzzle di ciò che ha portato al tragico omicidio.
Tutto in The Residence è eccessivo, pantagruelico, strabordante, a tratti sbalorditivo, come la ricostruzione della Casa Bianca, che già nel primo piano sequenza viene mostrata in tutte le sue stanze, nei suoi corridoi, nei suoi segreti. Un labirinto fatto di stanze di rappresentanza, lussuose camere, ma anche laboratori, cucine, uffici, in cui lo spettatore è invitato a perdersi, trascinato da un ritmo narrativo incalzante e da un umorismo spesso pungente che non lascia spazio al realismo. Poco importa se la costruzione del giallo non sarà la più precisa e puntuale della storia del genere: ciò che davvero vale il prezzo del biglietto è la capacità di mettere in scena una quantità incredibile di personaggi ben caratterizzati e magnificamente interpretati, grazie anche al cast che offre nomi del calibro di Giancarlo Esposito, Edwina Findley, Molly Griggs e Jason Lee.
Sul solco di Knives Out – citato anche in uno dei titoli degli episodi (tutti giochi di parole su celebri gialli) – Paul William Davies e Shonda Rhimes regalano a Netflix una nuova serie che potrebbe fare le fortune della piattaforma, non solo nella prossima stagione dei premi, ma anche in quelle a seguire. Lo stesso Davies ha, infatti, dichiarato che The Residence potrebbe tornare con una seconda stagione, in cui a cambiare sarebbe la location principale (“la residenza”), mantenendo intatta la rodata coppia di protagonisti Cupp-Park e, soprattutto, l’idea cardine: usare il meccanismo investigativo per entrare nelle esperienze di un folto gruppo di persone diverse, costrette a convivere e lavorare insieme. Un buon pretesto per far emergere con ironia tutte le infinite contraddizioni e fragilità umane.
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