Luca Manfredi firma la nuova coproduzione Rai Fiction – Oceans Productions Com’è umano lui, il tv film sulla storia di Paolo Villaggio (interpretato da Enzo Paci), a partire dalla svogliatezza universitaria, i suoi esordi e fino al successo. Com’è umano lui va ad aggiungersi alla lista di tv movie e fiction Rai incentrate sulle storie dei grandi personaggi del panorama italiano. “In questo periodo di celebrazioni della Rai mancava nella nostra ampia galleria di personaggi un attore e autore eclettico come Paolo Villaggio che è entrato in modo forte e deciso nelle case degli italiani. Tutti abbiamo guardato e sorriso difronte ad almeno una delle maschere che Paolo ci ha offerto, per questo per la Rai è stato giusto cogliere l’occasione per portarlo nuovamente nelle case degli italiani”, racconta in conferenza stampa la capostruttura di Rai Fiction Anouk Andaloro. “Siamo partiti con un saluto a Genova per raccontare le radici di Paolo e della sua amicizia con Fabrizio De André (Andrea Filippi), poi l’incontro fondamentale di sua moglie Maura (Camilla Semino Favro) che ha accompagnato la vita di questo straordinario artista dandogli fiducia e spingendolo ad esaltare il suo talento, fino al suo arrivo a Roma” continua Andaloro.
“Dopo aver prodotto Permette ?, il film su Alberto Sordi, ci siamo detti: “perché non raccontiamo anche Paolo, che è rimasto nell’immaginario collettivo come Fantozzi, anche come uomo, la figura che nessuno conosce per vedere come era veramente la sua vita e quali fatiche ha fatto per raggiungere il successo?” spiega il produttore Sergio Giussani.
Siamo a Genova, nella seconda metà degli anni ‘50 e Paolo Villaggio insieme alla sua piccola “banda” di amici della borghesia genovese, composta da un giovanissimo Fabrizio De André e dal “Polio” (Andrea Benfante), professore di greco in sedia a rotelle, compiono le loro goliardiche scorribande notturne. Ma un giorno arriva una sorpresa inaspettata per Paolo: lo studente di legge fuoricorso, mette incinta Maura, la sua fidanzata, e viene costretto dai genitori a sposarla. Il padre Ettore (Augusto Zucchi), stimato ingegnere della Genova “bene”, stanco dell’inconcludenza di Paolo, lo mette di fronte alle sue responsabilità di genitore e gli trova un impiego alla Cosider dove Paolo, suo malgrado, ci resta per sette anni tra anni di sbadigli, assenteismo, e battaglie navali con il suo compagno di ufficio, il ragionier Bianchi (prototipo di Fantozzi). Anni che Paolo sopporta solo grazie alle sue estemporanee “esibizioni” alla radio e nel teatrino della goliardica compagnia Baistrocchi, dove propone al pubblico un umorismo caustico. Ed è proprio in un teatrino genovese che lo scopre Maurizio Costanzo, andato lì a vedere Jannacci, che invece quella sera è malato, e che Paolo sostituisce all’ultimo momento, buttato sul palcoscenico dall’impresario Ivo Chiesa. Costanzo, entusiasta dell’umorismo aggressivo del “professor Otto von Kranz” (personaggio ispirato a sua madre), gli propone un contratto nel suo teatro romano di cabaret: il 7×8.
Maura, che conosce la sofferenza di Paolo, refrattario al suo lavoro da “travet”, lo convince a lasciare il certo per l’incerto e a licenziarsi dall’azienda, per tentare il successo artistico. Da lì in poi è un’escalation di successi, che vanno dal teatrino di Costanzo a un nuovo modo di fare la televisione con “Quelli della Domenica” nel 1968, dove Paolo interpreta ancora l’aggressivo “professor Kranz” e una prima versione dell’impiegato “Fantozzi”. Poi nel 1969, con il varo della nuova trasmissione Rai “È domenica, ma senza impegno”, Paolo inventa un nuovo personaggio, il succube impiegato “Giandomenico Fracchia” nei divertenti sketch con l’attore Gianni Agus, nei panni del “Megadirettore”. Il successo televisivo di Villaggio è enorme e la sua popolarità è alle stelle, e gli consente di scrivere anche due libri sul “ragionier Ugo Fantozzi”, parodia tragicomica dell’impiegato che gli regalerà un enorme successo nelle sale cinematografiche nel 1975, consegnando la sua “maschera” alla storia del cinema italiano.
“Paolo veniva da un’educazione borghese e i suoi genitori volevano che facesse l’avvocato. A quei tempi lasciare il lavoro fisso (ritenuto un pilastro della società), era rivoluzionario, una scelta tutt’altro che facile da prendere quella di lasciare il certo per l’incerto” racconta Enzo Paci. “A quei tempi ai figli si cercava di insegnare un certo rigore e l’importanza dello studio per intraprendere delle strade sicure, mentre quest’uomo si rivela un ribelle e anticonformista estremamente dotato di talento e una genialità particolare che, inserita in un ambiente non consono, faceva di lui un fannullone e pessimo studente”. Villaggio ha portato davvero un grande cambiamento in Italia, e parte di quella comicità che vediamo in scena ancora oggi è merito suo. Ha iniziato a fare il comico in un mondo educato dove la Rai entrava nelle case degli italiani con una certa educazione, poi arriva lui e capì che il pubblico andava scosso” continua l’attore.
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