Un detective privato specializzato nella ricerca di persone scomparse. Un leggendario produttore di Hollywood che vuole ritrovare l’amata nipote scomparsa. Un’indagine che affonda nel torbido dell’alta società losangelina. Nella convenzionalità dell’impostazione di Sugar, la nuova serie in arrivo dal 5 aprile su Apple Tv+ con protagonista l’attore candidato all’Oscar Colin Farrell, c’è qualcosa di disturbante e originale, ma che si muove sotterraneamente, quasi agendo nell’inconscio dello spettatore, che deve avere la pazienza di attendere per rivelare tutti gli elementi nascosti.
Sugar è una dramedy con episodi agili da circa 30 minuti che dichiaratamente si propone come una rivisitazione contemporanea del genere della detective story. Il noir viene esplicitamente richiamato nelle dinamiche e nei cliché di genere (su tutti l’uso della voce narrante del protagonista), ma soprattutto a livello metanarrativo, con inserimenti in fase di montaggio di immagini tratte da film classici. Il pretesto per questa scelta stilistica – a volte molto invasiva – sta in una smodata passione del personaggio interpretato da Farrell per il mondo del cinema. Un modo efficace, a suo dire, per imparare qualcosa sul mondo che lo circonda.
“Non mi piace far male alle persone”: si presenta così John Sugar. Detective brillantissimo, uomo “di grande integrità”, abile combattente ma che rigetta le armi da fuoco, poliglotta, amante delle auto d’epoca e dei super alcolici ma immune alle sbronze, rispettoso delle donne, dei bisognosi e degli animali, in grado di riconoscere al volo ogni tipo di bugia. Insomma, non ci troviamo di fronte a un eroe, neanche a un super-eroe: John Sugar è una sorta di divinità che ci osserva dall’alto della sua perfezione. Non l’ideale per il protagonista di un noir, che normalmente sa tenerci incollato alla trama più per le sue debolezze che per il suo talento. Per “sporcarlo” ci sono pochi elementi avvolti dal mistero – una perdita del passato? Una tossicodipendenza? Una malattia? – che ci suggeriscono che tutto non è esattamente come sembra. Qui sta il punto cruciale di questa serie: il mistero che il detective deve sbrogliare viene solo dopo quello che egli stesso rappresenta per noi.
Cruciale però è non farsi “respingere” dall’eccessiva perfezione di John Sugar, ma attendere con pazienza che tutti i tasselli del puzzle vadano al loro posto. Con il suo tono leggero, la buona scrittura, le ottime interpretazioni, la trama avvincente e ricca di colpi di scena, la presenza di alcune tematiche molto attuali (tra cui una delle migliori riproposizioni della questione #MeToo), fortunatamente, non sarà di certo difficile arrivare alla fine degli otto episodi di questa serie per scoprire tutti i suoi segreti.
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