CINEMA DIMEZZATO. O NO?


Innanzitutto i dati. 41 milioni di euro al botteghino per il cinema italiano contro gli 83 nella stagione precedente, secondo i dati Cinetel. “Spettatori dimezzati in un anno”, come titola il “Giornale dello spettacolo”. E la cattiva notizia rimbalza sui quotidiani. Sono quindici i titoli – tra cui quattro coproduzioni – sopra il milione di euro nella graduatoria delle presenze tra il 1° agosto 2001 e il 20 maggio 2002 (guarda la tabella. Merry Christmas è a 15 milioni di euro, Il principe e il pirata a 9 milioni 700mila, Vajont a poco più di 3 milioni; gli altri sono tutti sotto questa quota. E’ una vera fuga dal prodotto nazionale che suscita, di volta in volta, reazioni preoccupate o ironia. Eppure i numeri non vanno d’accordo con la diffusa sensazione di un cinema italiano apprezzato dal pubblico, in risalita di stima. “Non esiste solo il box office, ma anche la qualità del prodotto”, riflette Silvio Soldini intervistato dal “Corriere della sera”.
Di sicuro la stagione appena conclusa, pur mantenendo certe promesse stilistiche, ha segnato un passo indietro quantitativo rispetto alla cosiddetta “primavera del cinema italiano”. Quella di Muccino, Moretti e Ozpetek. Ma lì, a fare impatto, c’era un campione d’incassi come Chiedimi se sono felice (vedi la tabella). E magari in autunno, quando arriveranno nelle sale Pinocchio o il nuovo Aldo Giovanni e Giacomo, i conti torneranno. Una considerazione condivisa da molti. Ad esempio da Alessandro D’Alatri: “Nell’ultima stagione non ci sono stati grandi titoli come Chiedimi se sono felice o La vita è bella, film che quando escono modificano il dato nazionale”.
Mancherebbero i soliti comici, dunque. Con l’eccezione di Pieraccioni e Boldi-De Sica. Eppure, a un’analisi meno fuggevole, è interessante osservare come tra i migliori incassi figurino titoli non banalmente commerciali se non difficili (Luce dei miei occhi, Il più bel giorno della mia vita, L’ora di religione) o commedie di qualità (Santa Maradona, Casomai). “Crialese che vince la Settimana della critica per me è più importante di un incasso”, sostiene ancora Soldini.
Intanto Franco Zeffirelli, invece, parla di “forte impoverimento culturale” e di cinema italiano come “fiume inaridito”; mentre invoca una ferocissima tassa sul doppiaggio e maggior severità nell’erogare finanziamenti.
Il dibattito continua. In attesa degli incassi dell’estate, la prima quasi a pieno regime nei cinema: un’inversione di tendenza si è già registrata a maggio e giugno 2002 con un forte incremento delle presenze. Ma non aspettatevi un dato univoco: continueremo a restare sull’ottovolante, tra primavere e malattie terminali (vedi la reazione di Rossana Rummo). “In fondo il cinema – dicono all’Agis – è l’unica tra le merci ad essere monitorata quasi quotidianamente”.

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01 Luglio 2002

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