Cinecittà Luce al servizio dell’industria


Fin dalla costituzione di Italia Cinema i Produttori Italiani (e la loro associazione ANICA) hanno manifestato una certa diffidenza verso le strutture per la promozione del cinema italiano all’estero.

Tozzi su Repubblica dichiara che la promozione va fatta e controllata da chi i film li produce. Ma anche in Francia la tanto da noi invidiata Unifrance è una struttura al servizio dell’industria, né più né meno come la nostra, se pur con un budget ben più sostanzioso. Comunque finché non si trovano risorse private per svolgere questo compito e non si costituirà la famosa Agenzia o Centro Nazionale del Cinema, i pochi soldi a questo scopo dedicati, vengono affidati a strutture finanziate dalla Direzione Generale Cinema del MiBAC (oggi a Cinecittà Luce che ha inglobato Filmitalia). Da quando come presidente di Cinecittà Luce seguo più da vicino la promozione all’estero, ho sempre messo in pratica una banale ma forte convinzione: noi siamo al servizio dell’industria non per vendere direttamente i film ma per creare il terreno favorevole alla loro commercializzazione. In altri termini diamo un valore aggiunto attraverso la promozione a chi poi nei diversi territori deve finalizzare le transazioni commerciali.
Ma non vorrei fare il solito elenco di cosa ci manca, bensì ricordare quello che abbiamo:

1. La struttura di chi fa il lavoro sul campo che più o meno è
rimasta invariata nelle persone e che con la continuità di rapporti più che decennale con i direttori dei festival, le istituzioni internazionali, gli operatori di mercato, la stampa specializzata, ha creato una continuità e una fiducia che ha dato frutti straordinari in termini di presenza di cinema italiano all’estero (negli imminenti Festival di Tokyo, Londra e Pusan, i più significativi dei prossimi mesi, la presenza italiana arriva a venti film, a Toronto ne avevamo 6);

 

2. Tutte le iniziative di promozione autoprodotte (Open Roads a New York, Cinema Italian Style a Los Angeles, Festival del cinema italiano di Tokyo, Madrid, Budapest, etc.) hanno sempre un aggancio con il mercato (AFM a Los Angeles, rete di distributori locali a New York, una media del 30% di film venduti a Tokyo su quelli presentati);

3. Un rapporto di collaborazione e di condivisione strategica con MAE e ICE che, pur partendo da zero, in dieci anni ha prodotto risultati sorprendenti, come quelli ottenuti al Festival di Shanghai 2010, dove L’ultimo bacio di Gabriele Muccino ha vinto miglior film, miglior sceneggiatura e migliore attrice;

4. Gli Italian Screenings, che anche grazie alla sinergia con The Business Street (il mercato legato al Festival di Roma) sono arrivati quest’anno alla sesta edizione;

5. Me (Roberto Cicutto) per oltre tre decadi produttore e
distributore, frequentatore da sempre di festival e mercati, con forti relazioni con distributori internazionali e compratori locali. Non lo dico per presunzione ma come dato tecnico;

6. Non ultimo la reale voglia di condividere scelte con produttori e autori che sarebbe bene ci dicessero chiaramente che cosa non va e che cosa vorrebbero fosse fatto per migliorare il nostro lavoro. Probabilmente abbiamo peccato di carenza di comunicazione in Italia, concentrando invece i nostri sforzi all’estero.

 

Io ho un solo interesse. Fare quello che serve a tutti noi (cinema italiano) e non occupare posizioni vuote per voglia di status. Altrimenti rischiamo di fare come la politica italiana immobilizzata da risse ed autoreferenzialità, ridotti a un brufolo rispetto al resto del mondo.

Roberto Cicutto
Presidente di Cinecittà Luce S.p.A.

27 Settembre 2010

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