Cinecittà al MIA tra documentari e nuove opportunità

I vertici della 'fabbrica dei sogni' parlano del futuro dell'azienda al Mercato Internazionale dell'audiovisivo


E’ consistente già nel giorno di apertura la presenza di Cinecittà al MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo.

La presidente Chiara Sbarigia ha partecipato al panel “La nuova fase del documentario italiano”. Al centro il nuovo orizzonte di possibilità che si sta schiudendo per uno dei generi cinematografici e audiovisivi tra i più identitari della produzione italiana.

“Mi piacerebbe creare contenuti che comunichino il nostro prezioso Archivio in modo innovativo – ha dichiarato – e promuovere giovani documentaristi. Il documentario non si fa necessariamente con alti budget, e questo dà spazio alla sperimentazione e alla libertà creativa. Un altro aspetto che può curare Cinecittà – ha proseguito Sbarigia – è costruire generazioni di professionisti in grado di stare sul mercato in modo più consapevole. Ci sono tutta una serie di aspetti di fondamentale importanza che necessitano di una preparazione e di una gestione specifica, come la contrattualistica e l’accesso ai fondi e su questo attiveremo presto una specifica formazione professionale. Il documentario ha una naturale propensione verso l’internazionale, dunque il compito dei dirigenti deve anche essere questo: creare un coordinamento strategicofare sistema per cogliere le sfide globali offerte dalle nuove piattaforme trasmissive. Noi di Cinecittà ci stiamo impegnando – e continueremo a farlo – a mantenere un dialogo attivo e sinergico con tutti gli attori in campo, in primo luogo con il Ministero della Cultura. Vogliamo valorizzare il pluralismo industriale, tenendo conto anche dei fruitori delle nostre produzioni culturali, ovvero il pubblico a cui esse sono destinate.

L’AD Nicola Maccanico, invece, era presente al panel MIA “Italia, un hub produttivo ricco di opportunità”, dove ha parlato degli ultimi sviluppi dell’azienda e del prossimo futuro:

Cinecittà funziona soprattutto perché il mercato dell’audiovisivo globale ed europeo cresce. Nella stragrande maggioranza dei casi, quando i registi italiani si affacciavano poi sul mondo di Hollywood, fin troppo spesso ce li rimandavano, più ricchi ma con un meccanismo che escludeva l’integrazione di fondo. Oggi invece l’Europa ha un ruolo centrale. I prodotti per il mondo non si costruiscono più solo in America ma in tutto il mondo in modalità circolare”.

“Questa è l’opportunità di Cinecittà – ha proseguito – che ha colpito molto anche me. Difficilmente potevo immaginare che un luogo così affaticato in termini di clientela potesse avere un turn-around così veloce. All’inizio si parlava sempre al futuro: si riparte, ci sono i soldi, si faranno nuovi teatri. Ma il problema di fondo era che c’erano già molti teatri, e prima di realizzarne di nuovi bisognava riempire quelli. Il primo impegno della nostra governance è stato quello. Non è solo, ovviamente, solo merito dei manager: abbiamo girato la barca nella direzione giusta e a quel punto il vento ci ha dato una velocità inimmaginabile. E’ il momento di spingere sull’acceleratore. Non credo a chi parla di ‘bolla’. Certo, la crescita costante a doppia cifra prima o poi si esaurirà, ma le nuove modalità di fruizione dei contenuti, l’arrivo degli streamer, genererà ancora crescite. E non abbiamo tolto niente a nessuno. La quota di mercato che prendiamo non toglie niente a nessuno perché opera in un sistema di crescita globale. La buona notizia è proprio questa: abbiamo la possibilità di crescere. Entro l’anno assegneremo la gara per il teatro più grande di cinecittà di 3500 mq, in un contesto in cui abbiamo bisogno di nuovi spazi. Uno dei motivi per i quali ho accettato di andare a Cinecittà è che è pubblica, e credo fortemente che debba restarlo. Deve rappresentare come le cose pubbliche possono essere efficienti e possono funzionare. Cinecittà è un marchio che appartiene al patrimonio nazionale del paese. Questo è un punto fortemente qualificante. In questo luogo lo Stato si deve prendere le sue responsabilità perché la competizione non è nazionale, è globale, e lì è l’Italia che corre”.

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12 Ottobre 2022

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