Cicutto: il miracolo della promozione all’estero

Il presidente di Cinecittà Luce risponde, sul 'Messaggero' a chi parla di assenza di strategia politica dell'export del cinema italiano. "La stampa spesso non si accorge dell'aumento incredibile di ci


Ho lasciato il Lido di Venezia e la Mostra del Cinema ferita dal cantiere dagli incerti sviluppi e sono approdato a Toronto dove l’intera città per 48 ore ha festeggiato l’apertura del nuovo Palazzo del Cinema. Quando dico l’intera città intendo migliaia di cittadini qualunque. Non il manipolo di vip che normalmente presenziano a inaugurazioni di musei e siti culturali di vario genere come succede da noi.

Mi sono allora chiesto se avere una sorta di festa popolare con musiche e bancarelle e accesso libero a una nuova struttura voluta e realizzata con un costo di circa 120 milioni di euro in pochi anni, non sia il segno di una adesione e condivisione di un progetto fra chi lo decide e chi ne deve fruire.

 

E’ questa la grande differenza fra noi e qui. Dare una casa al cinema che lavori per l’intero paese a disposizione degli autori e produttori di tutto il mondo per 365 giorni l’anno da noi è impensabile per due ragioni: lo iato incolmabile che si crea fra l’ideazione di un progetto e la sua realizzazione, il turn over continuo di responsabilità nella realizzazione del progetto.

Qui Piers Handling che dirige il Festival da più di due decadi ha immaginato, voluto, trovato i soldi e realizzato questo “sogno” senza mai mollare un attimo. Questo male italiano si riflette un po’ in tutti i settori e per quanto mi riguarda molto sulle strutture di promozione del nostro cinema al’estero. E’ tempo di non parlare solo di mancanza di soldi, ma di fare proposte che utilizzando quello che c’è mostrino la strada per reperire nuove risorse e sinergie da aggiungere ai finanziamenti statali.

 

Si può fare molto purchè si sia messi in condizione di lavorare. Non vorrei però si creasse un equivoco. Quello che è stato fatto negli ultimi dieci anni per la promozione all’estero ha del miracoloso. La stampa grida allo scandalo quando un festival non mette film italiani in concorso, ma spesso non si accorge dell’aumento incredibile di circolazione dei nostri titoli in tutti i festival del mondo (tanto per citare oggi ci sono 6 film italiani a Toronto, 8 al Festival di Londra, 3 a Tokyo, 8 a Pusan).

Non capita per caso e non basta la qualità dei film. E’ frutto del lavoro quotidiano di mantenimento e sviluppo delle relazioni con i direttori dei festival e i loro selezionatori (anche i rapporti personali che si instaurano hanno un peso in questo senso. Per questo aver mantenuto dalla costituzione di Italia Cinema a oggi più o meno le stesse persone a interloquire con i festival ha creato proficue collaborazioni).

 

Ma Italia Cinema ieri e Cinecittà Luce oggi con l’incorporazione di Filmitalia devono fare i conti con regolamenti e leggi che imbavagliano le iniziative. Per esempio non possiamo programmare alcuna azione che vada al di là dell’anno in corso ma dobbiamo presentare un programma che va approvato e conseguentemente finanziato da parte del ministero dei Beni e delle Attività Culturali all’interno del budget di Cinecittà Luce. Approvazione che spesso arriva quando le attività sono state svolte. Ma se potessimo programmare la promozione sia culturale, attraverso le rassegne del cinema classico, che del cinema contemporareno (presenze ai festival e iniziative ad hoc come Open Roads a New York, Festival del Cinema Italiano di Tokyo, Cinema Italian Style a Los Angeles ed in altri paesi anche europei) giocando sull’arco dei tre anni, troveremmo, lo sappiamo per certo, partner pubblici e privati anche all’estero in grado di aumentare le nostre risorse e ottimizzare le iniziative.

 

Ci sono partner storici come il ministero per gli Affari Esteri o l’ICE che accompagnano da sempre questa attività, ma bisogna puntare a creare una rete in rapporto costante con l’industria cinematografica nei territori più importanti e non disperdere le energie in iniziative “mordi e fuggi”.

Insomma per rispondere all’articolo di Gloria Satta sul ‘Messaggero’ del 13 settembre, non è vero che manca una strategia, è vero che dobbiamo (tutti assieme produttori, autori e noi burocrati della promozione con un occhio attento all’industria) imporre gli strumenti che la rendano efficace. Molto stiamo facendo anche se forse troppo silenziosamente.

 

 

Intervento pubblicato da ‘Il Messaggero’ il 14 settembre 2010

14 Settembre 2010

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