È l’incontro tra due insicurezze, fisiche ed esistenziali, l’opera prima di Alessandro Tamburini Ci vuole un fisico che ironizza sui rapporti tra uomini e donne filtrati attraverso i canoni estetici della società contemporanea, che tende a privilegiare il bello e a considerarlo vincente anche nelle relazioni umane. Goffi, bruttini e decisamente impacciati, i due protagonisti, Alessandro e Anna, si conoscono in un ristorante dove entrambi hanno trascorso l’intera serata nella vana attesa di un partner mai arrivato, per piacere al quale hanno fatto grossi sacrifici. Una drastica dieta per perdere trenta chili in tre mesi per lei, e per lui l’intera estate passata a scrivere una tesi sull’estetica di Platone destinata alla laureanda ragazza dei sogni. In principio quasi non si sopportano, sovrastati dalla delusione per l’appuntamento galante mancato e in preda a un costante senso di inadeguatezza, ma man mano gli eventi e il trascorrere della serata li fanno avvicinare e, nella conquistata complicità del prendersi gioco delle loro reciproche debolezze, trovano il modo per affrontare le loro paure e i problemi. Il film arriva nei cinema dal 3 maggio con la CSC Production, casa di produzione che da dieci anni realizza i film degli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia e che, per la prima volta, si occupa anche di uscita in sala. “C’è in questo momento un problema evidente con la distribuzione, soprattutto delle opere prime – sottolinea la produttrice esecutiva Elisabetta Bruscolini – Così abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura in autonomia. Per noi non è tanto importante il risultato in sala, ma vogliamo soprattutto valorizzare i nostri talenti ed offrire loro nuove possibilità. È un percorso che porteremo avanti anche con i film restaurati, come Ultimo tango a Parigi che distribuiremo a fine maggio in versione restaurata e integrata dai tagli di censura”.
Ad interpretare il film lo stesso regista che in conferenza stampa rivela come alla base della storia ci sia una forte componente autobiografica: “Lo dico per esperienza, un fisico che ci si vergogna di portare è l’archetipo per eccellenza del sentirsi inadatti. Essere bruttini crea sin da piccoli una serie di problemi: a scuola si tende ad essere scherniti ed esclusi da certi gruppi. Crescendo, poi, ci si accorge che anche i media contemporanei propongono sempre il bello come imbattibile e privilegiato”. Posizione che condivide il co-sceneggiatore Gianluca Ansanelli: ” Oggi, grazie ai social, l’immagine ha preso il sopravvento, in un dominio che a volte è al limite del grottesco. Basti pensare che uno dei fotomodelli più pagati del mondo è un ex galeotto, diventato famoso per una foto segnaletica in tuta da carcerato”.
Alla base del film l’omonimo corto vincitore di numerosi riconoscimenti e girato nel 2012 dal regista, già autore anche di documentari e backstage. “Rispetto al corto nel lungometraggio si vede bene l’evoluzione dei due protagonisti, attraverso anche la presentazione di alcuni elementi provenienti dal loro passato. E’ stato importante per me poter approfondire questi personaggi con cui è così facile ed entrare in contatto: tutti ci siamo sentiti inadatti in un momento o nell’altro e possiamo capirli”.
Nei panni della protagonista Anna Ferraioli Ravel, una sorta di antieroina moderna che reagisce con ironia e ottimismo all’emarginazione sociale che avverte intorno a lei, ma che in realtà si è autoimposta. “Mi ha colpita il suo modo di reagire. Anna è un personaggio fattivo e attivo, a differenza della figura maschile che tende a essere più sottomessa e a lasciarsi guidare, un po’ l’atteggiamento che hanno molti uomini che finiscono con l’appoggiarsi alle donne. L’aspetto che mi piace di più è la sua resilienza, la capacità di resistere alle avversità della vita con un grande spirito di adattamento”. Come la protagonista negli ultimi anni anche l’attrice ha perso molto peso, cambiando completamente la sua fisicità rispetto a quando ha interpretato lo stesso personaggio nel corto: “Il mio percorso di trasformazione è stato un percorso di consapevolezza personale che mi ha portato poi in un secondo momento anche a dimagrire. Da un punto di vista attoriale è cambiato per me tutto, a partire dai ruoli che mi vengono offerti alla mia stessa percezione del corpo nello spazio, aspetto che mi ha portato a modificare anche il mio modo di muovermi e camminare”. Anche perché, come cantava Luca Carboni, “ci vuole un fisico bestiale, per resistere agli urti della vita”.
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