Raccontare le riprese e il significato più profondo di C’è ancora domani, ormai celebre film di Paola Cortellesi, in 23 scatti. E’ quel che si prefigge “C’è ancora domani, sempre”, la mostra che raccoglie alcune foto di scena scattate dal fotografo Claudio Iannone durante la lavorazione dell’opera e che è stata inaugurata il 7 novembre alla Casa del Cinema di Roma alla presenza della regista e attrice. Promossa da Roma Capitale nel mese in cui si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne e realizzata da Fondazione Cinema per Roma in collaborazione con Una Nessuna Centomila, “C’è ancora domani sempre” sarà in programma fino al 1° dicembre.
Le 23 foto di Claudio Iannone, tutte rigorosamente in bianco e nero, ricompongono la tragicommedia con cui Paola Cortellesi ha scosso le coscienze di milioni di spettatori in Italia e nel mondo, e battuto diversi record d’incassi. Il criterio con cui gli scatti sono stati disposti sulle pareti della Casa del Cinema è quello, organico, di ripercorrere la trama del film. Ritraggono così Delia, colta in un momento di disperata solitudine o il marito Ivano, inquadrato nel vano di una finestra mentre con espressione occhiuta sembra sorvegliare qualcuno. Ma anche l’esasperazione di Marcella, la figlia della protagonista, o la vivacità delle scene, brulicanti di vita, che descrivono il mercato rionale. In alcuni casi, l’occhio fotografico registra l’invasione della macchina da presa o di qualche operatore, con un effetto a cavallo tra il metalinguistico e l’ironico.
L’immobilità dell’immagine fotografica consente di apprezzare fino in fondo il valore artistico delle inquadrature del film. Se alcuni scatti catturano la profondità delle espressioni, altri esaltano l’equilibrio della composizione fino a evocare le atmosfere pittoriche del realismo ottocentesco.
“Sono tanti anni che con Claudio Iannone ci incontriamo sui vari set – ha spiegato Paola Cortellesi – Ma questo è il mio primo film. Per cui ci tenevo, al suo sguardo. Possiede una sensibilità e un garbo rari. E’ quella la caratteristica che un fotografo di scena deve avere: rubare quello che sta accadendo davanti alla macchina da presa”.
“Claudio – ha continuato la regista – è stato talmente bravo che noi non abbiamo dovuto fare nessun tipo di servizio fotografico per comporre una locandina. La foto della locandina del film che ritrae Delia nella folla è uno scatto, un secondo immortalato da Claudio Iannone. Questo succede quando sul set ci si trova in stato di grazia”.
Giulia Minoli, presidente di Una nessuna centomila, fondazione che si occupa della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere, ha invece fatto notare come C’è ancora domani abbia “avuto un impatto sociale molto forte. Tantissime donne si sono riconosciute nella storia di Delia e in tantissime ci hanno fatto arrivare le loro testimonianze. Il problema della violenza è un problema strutturale e va affrontato in maniera strutturale attraverso la cultura, la prevenzione, il lavoro nelle scuole e il sostegno ai centri anti-violenza”.
Sempre a proposito del film, Paola Cortellesi ha raccontato che negli incontri organizzati in vari paesi del mondo, dalla Svezia all’Argentina, alla fine della proiezione succedeva spesso la stessa cosa: “Le persone si alzavano dalle loro poltrone e volevano condividere qualche esperienza personale sulla violenza di genere”. “Questo significa che questo problema esiste ovunque”, è stata la conclusione della regista.
Dal 13 novembre al 15 dicembre 2024 al Museo Nazionale del Cinema, sulla cancellata storica della Mole, la mostra sulla Torino di fine anni ’70. Il 42mo Torino Film Festival ospiterà anche la proiezione ufficiale di Ragazzi di stadio nella sezione Zibaldone
La mostra fotografica a cura di Daniele Luxardo verrà presentata il 14 novembre all’Istituto Italiano di Cultura della capitale spagnola, con 60 fotografie in bianco e nero e a colori
Immagini dall'evento a cui hanno preso parte Elettra Marconi, il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, la Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e il Ministro della Cultura Alessandro Giuli
In questa nuova fase, dopo un inizio dedicato a Dario Argento, la mostra amplia il proprio focus includendo reinterpretazioni e studi su altri pionieri dell’horror italiano e internazionale. Tra i protagonisti omaggiati figurano Mario Bava, Lucio Fulci, Pupi Avati - che ha visitato l a mostra - e Michele Soavi