Negli anni ’70 gli americani guardavano con occhi luccicanti di nostalgia alla loro vita nei “favolosi anni cinquanta”. Per quale motivo?
Risposta breve: gli americani erano profondamente stressati.
Risposta più lunga: i sessanta erano stati il decennio del sesso, delle droghe e del rock’n’roll, oltre che dei movimenti delle donne, dei neri e di chi lottava per una società diversa. Cambiamenti e tensioni sociali misero in crisi il modello americano del dopoguerra. E non c’è da stupirsi che il cittadino medio desiderasse una vita più rilassata e priva di preoccupazioni. Senza scossoni.
Le industrie dell’intrattenimento colsero, come spesso avviene, lo spirito del tempo e congiurarono per trasmettere la nostalgia degli anni ’50 quale antidoto per alleviare l’inquietudine della società nuova.
Il numero del 16 giugno 1972 di “Life Magazine“ mostrava una copertina anni ’50 con una ragazza adolescente che faceva roteare un hula hoop. La mania dei “Nifty Fifties” si diffuse nei campus universitari di tutta la nazione. Le pubblicità trasmesse in tv erano tutte un inneggiare ai tempi favolosi e ormai perduti di 20 anni prima.
Nel 1973 esce American Graffiti di George Lucas. Un inno alla gioventù spensierata e caciarona dei fifties. Sulla falsariga del successo del film, l’anno dopo debuttò in televisione la mitica Happy Days: una nostalgica sit-com adolescenziale che andò in onda con grande successo fino al 1984.
Il 1978 segna l’uscita di un’altra pietra miliare del retrò americano anni 50. Il 16 giugno di 45 anni fa usciva al cinema Grease (Brillantina) e fu subito successo epocale. La storia d’amore tra Danny Zuko, il bad boy del liceo, e Sandy Olsson, una ragazza australiana trasferitasi in California con i genitori, scoccata nelle romantiche “summer nights” e messo in crisi a settembre, circondati dai rispettivi gruppi di amici, era proprio quello di cui l’America aveva bisogno dopo le tantissime opere piene di attivismo politico che aveva contraddistinto quell’epoca.
Grease pulsa al ritmo degli anni ’50. La musica trascinante si incolla ai personaggi e fa ballare e scatenare chiunque. John Travolta, in versione Presley, e Olivia Newton-John diventano divi di prima grandezza.
Il regista, Randal Kleiser, offre al pubblico una “torta” con tutti gli ingredienti che un adolescente può desiderare: “lacrime, risate e sesso“. Grease fece davvero salire la temperatura e fibrillare gli ormoni nei cinema. C’erano feste a tema “Grease” e corsi di ballo ispirati alle coreografie spumeggianti del film. Le ragazze avevano le loro routine su You’re the One That I want.
Insomma il film era entrato nell’immaginario collettivo e quasi mezzo secolo dopo siamo qui ancora a parlarne.
Come di consuetudine ecco le nostre 5 curiosità sul film.
John Travolta non è stata la prima scelta per il ruolo di Danny. Prima di lui la parte venne proposta a Henry Winkler, interprete del celebre Fonzie di Happy Days. L’attore però rifiutò la parte e se ne pentì a lungo in seguito. Travolta non fu nemmeno la seconda scelta. La produzione, infatti, chiese a Patrick Swayze, ma le condizioni fisiche dell’attore non gli consentirono di dare la propria disponibilità.
Olivia Newton-John confessò di non essere mai riuscita a indossare gli iconici e attillatissimi catsuit (pantaloni di pelle) dell’ultima scena del film. Le sarte hanno dovuto cucirglieli addosso a ogni ciak, con il terrore che il minimo movimento potesse farli strappare.
Il film rappresenta il terzo maggiore incasso della seconda metà degli anni ’70, dietro Lo squalo e Guerre stellari. Anche la colonna sonora ha spopolato in tutto il Mondo.
Il giovane Travolta appare sempre spumeggiante nel ruolo di Danny, ma pochi mesi prima la sua vita era stata devastata dalla morte della fidanzata Diana Hyland a causa di un tumore al seno. L’attore arrivava sul set straziato dal dolore, tanto che chiamava spesso il regista per piangere e sfogarsi. Guardandolo sullo schermo nessuno può immaginare che stava passando uno dei periodi peggiori della sua vita.
Il mitico Elvis era stato contattato per interpretare l’angelo che appare a Frenchie nella scena di Beauty School Dropout, ma poi la star non accettò. Lui c’è comunque perché nella scena di Look at me, I’m Sandra Dee, Betty Rizzo, nomina Presley in un verso della canzone (Elvis Elvis, let me be. Keep that pelvis far from me).
La coincidenza è che quella scena fu girata lo stesso giorno in cui il grande cantante di Memphis morì: il 16 agosto 1977. I produttori volevano, quindi, rigirare la scena togliendo il riferimento ad Elvis, ma poi fu lasciato.
La mini serie debuttava il 19 dicembre 1964, in prima serata su Rai Uno: Lina Wertmüller firma la regia delle 8 puntate in bianco e nero, dall’originale letterario di Vamba. Il progetto per il piccolo schermo vanta costumi di Piero Tosi, e musiche di Luis Bacalov e Nino Rota
Il capolavoro con Gene Wilder è uscito il 15 dicembre 1974: mezzo secolo di follia e divertimento targato Mel Brooks
Il 14 dicembre 1984 usciva nelle sale un film destinato, molto tempo dopo, a diventare cult
Il 10 dicembre 1954 esplode il mito popolare di Alberto Sordi, l’Albertone nazionale. È la sera della prima di Un americano a Roma