Il Sottosegretario di Stato per la cultura Lucia Borgonzoni ha convocato al Collegio Romano una riunione di coordinamento con gli operatori del settore delle imprese culturali e creative.
Al centro dell’incontro, un confronto sulle principali misure introdotte dalla Legge per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy, mirate allo sviluppo dell’industria culturale e creativa nostrana.
Oltre al Sottosegretario e al Direttore Generale per la Creatività Contemporanea Angelo Piero Cappello, alla riunione partecipano anche rappresentanti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
“L’incontro di oggi rappresenta un momento storico per le imprese culturali e creative – ha detto Borgonzoni – Per rendere ancora più incisiva la nostra azione a favore del settore serviva un’adeguata cornice legislativa. Abbiamo mantenuto la promessa e disegnato ex novo un impianto di norme pensate per rafforzare ulteriormente il valore della filiera, visto il ruolo da protagonista che ricopre per l’economia del Paese. Le prossime settimane saranno cruciali: con la scrittura dei decreti, entreremo infatti nel dettaglio – ha proseguito – dell’articolazione dei nuovi strumenti introdotti dalla Legge. Per renderli quanto più efficaci possibile, ho ritenuto opportuno in questa fase più che mai giocare di squadra e mettere a sistema esperienze e competenze. Il giusto metodo per accrescere la centralità nel nostro Paese e nel panorama internazionale di un’industria che è espressione di straordinaria creatività e abilità imprenditoriale uniche al mondo”.
“La nostra attenzione per le imprese culturali e creative è massima – ha poi proseguito il Sottosegretario – Dopo aver predisposto un piano di investimenti con fondi Pnrr da 155 milioni di euro per la transizione digitale e verde della filiera e lanciato un’indagine conoscitiva del settore grazie all’accordo di collaborazione MiC-Istat che presto fornirà utili elementi di analisi per perfezionare il tiro, con la Legge sul Made in Italy abbiamo ulteriormente alzato l’asticella. Dall’introduzione della definizione di impresa culturale e creativa all’adozione di un piano nazionale strategico, passando dalla stabilizzazione di un fondo dedicato di complessivi 30 milioni di euro in dieci anni: le novità introdotte segnano un deciso cambio di passo”.
Dice Cecilia Piccioni, Vice Capo di Gabinetto, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Parliamo chiaramente, come ministero, con un occhio rivolto al di fuori delle imprese culturali italiane. Il contributo è volto a sostenere le industrie creative nel momento in cui decidano di provare nuove avventure al di fuori dei confini. La collaborazione affonda le proprie radici nella natura dei tre ministeri coinvolti, ciascuno per le proprie competenze. Il punto principale è la natura dell’immagine del nostro paese che vogliamo proiettare all’estero, contemporanea, a 360 gradi – e qui diventa fondamentale il dialogo con le aziende – il paese trae forza dalla caratura della sua cultura, siamo figli di Dante e Michelangelo ma investiamo in astronauti e stazioni spaziali, con grandissimo successo”.
Ha aggiunto Cappello: “Non più di sei mesi fa si parlava della necessità di una legge organica, oggi dobbiamo lavorare sugli applicativi di norma che ci permettono di utilizzarla. In questo percorso le amministrazioni devono necessariamente mettersi in ascolto dei diretti interessati, e il primo punto è stato proprio confrontarsi con l’esperienza delle Regioni. Non essendo il dibattito recentissimo, facendo riferimento al contesto europeo, abbiamo se non altro guadagnato degli elementi. Abbiamo già avuto l’esperienza del desk di Europa Creativa che ci ha fornito un primo bagaglio di esperienze per disegnare un perimetro e comprendere le varie forme e attività di queste imprese e il loro peso all’interno della filiera produttiva che vi fa riferimento. Altra occasione formativa è stato certamente il Pnrr con tutte le sue declinazioni. Dall’altra parte le Regioni dal canto loro, con strumenti e scelte di applicazione non sempre coerenti con il Pnrr, hanno accumulato da loro parte esperienza nella gestione delle imprese culturali e creative, ed è iniziato il percorso per mettere assieme le rispettive esperienze per poter realizzare al più presto i decreti necessari”.
La parola passa ad Amedeo Teti, Capo Dipartimento politiche per le imprese, Ministero delle Imprese e del Made in Italy; “Le imprese culturali e creative si inseriscono nel quadro del Made in Italy. Si tratta di molte fattispecie unite dal filo rosso di una nuova cultura d’impresa. Tre riflessioni: l’impianto legislativo non deve essere visto come un punto di arrivo ma di partenza. Sono nuove fattispecie, alcune mai viste prima. La seconda riflessione parte dall’esperienza di chi viaggia, notando che nel mondo in alcune paesi imprese culturali e creative diventano molto sostenibili senza che questo venga a discapito del fattore culturale. Pensiamo al museo del Louvre: tutti i turisti vogliono andare a vederlo, e per lo più per via della Gioconda, un quadro piccolo, che non è nemmeno un quadro francese, ma italiano. L’equilibrio non è facile da gestire ma va tenuto in considerazione. E questo ci porta al potenziale di esportazione della nostra cultura. La terza e ultima riflessione riguarda il nostro lavoro al Ministero del Made in Italy. Pensiamo l’ambito dell’audiovisivo dove gli investimenti dall’estero risultano necessari per lo sviluppo di cinema e serie che facciamo in Italia. Dobbiamo fare attenzione ad attrarre i giusti flussi di investimenti prima che lo facciano altri paesi esteri, come ad esempio la Spagna. Non dimentichiamo che uno dei fattori trainanti di tutto ciò è il turismo, un autentico valore aggiunto”.
Intervengono naturalmente rappresentanti delle più disparate realtà culturali, da Federculture e Federmoda ad associazioni e consorzi per i musei e le gallerie d’arte, per l’editoria indipendente, la fotografia, i videogiochi, la musica, lo spettacolo dal vivo e il Terzo Settore, per esporre in dialogo esigenze, proposte e possibilità.
Tra i problemi principali emersi, la competitività su scala globale, la formazione, i sistemi di retribuzione delle piattaforme, l’importanza del fare rete e la difficoltà di saper comunicare, soprattutto alle nuove generazioni, il bello della nostra produzione.
Tra gli interventi di particolare interesse, quello di Francesco Rutelli, presidente ANICA: “Se si possono considerare imprese culturali e creative anche il lavoratore autonomo, è un grosso guadagno. Anche nella distinzione dell’impresa è rilevante il compito dei ministeri rispetto al singolo lavoratore, pensando ad esempio agli influencer o ai creator content”.
Segue quello di Mario Lorini, presidente ANEC: “Oggi è per noi un momento fondamentale. La sala e i luoghi di spettacolo che stanno nelle imprese culturali e creative diventano motivo di orgoglio. La sala in Italia ha avuto un grande incremento in Europa dopo la pandemia e questo ci ha portato all’attenzione dell’Europa stessa. Oggi la sala non è solo un luogo di intrattenimento ma un presidio culturale e sociale situato in tutto il territorio nazionale”.
“Ringrazio – ha concluso infine Borgonzoni – tutti coloro i quali hanno voluto portare il loro prezioso punto di vista partecipando alla riunione. Il Ministero è all’ascolto di necessità e istanze del settore. Sapremo fare tesoro di quanto emerso durante l’incontro”.
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