BERNARDO BERTOLUCCI


Bernardo Bertolucci per la prima volta a Torino per un amico. Gianni Amico, il cineasta a cui il festival ha dedicato una retrospettiva e un volume, a cura di Stefano Francia. A ricordarlo, prima della proiezione di Tropici, il suo primo lungometraggio, girato in Brasile nel ’68, quasi scomparso, recuperato grazie alle Teche Rai e restaurato dalla Cineteca Nazionale, oltre al cineasta parmense, la vedova Fiorella, il figlio Olmo, il produttore Gianni Barcelloni, ma anche un insolito omaggio musicale di Nanà Vasconcelos.
Tropici – racconta Bertolucci – è un film sul movimento, il viaggio di una famiglia di contadini nordestini, che dalla situazione disperata della loro terra, si spostano verso la grande metropoli, eppure è un film contemplativo, che dimostra come tra immobilità assoluta e dinamismo non ci sia differenza”. Ed è la metafora del viaggio, dell’orientarsi, a guidare il commosso ricordo del regista, da sempre vicino ad Amico, da quando lo incontrò, ventunenne, ai tempi di Prima della rivoluzione. “La morte di Gianni, nel ’90, ha lasciato un vuoto incolmabile, come prima d’allora quella di Pasolini. Era per me una bussola, mi dava la giusta direzione, specie in tempi contraddittori come la fine dei ’60”.
A metà delle riprese del suo secondo film, di cui Amico era cosceneggiatore e produttore esecutivo, si sentiva totalmente arenato, racconta. “Giravamo a Fontanellato, un piccolo centro impreziosito dagli affreschi del Parmigianino. Un giorno dissi a Gianni che avevo esaurito l’ispirazione, lui sparì. Andò a Roma, in taxi, perché aveva l’abitudine di vivere una grandeur spontanea e perché non guidava. Tornò con una copia dell’Atalante di Jean Vigo, che proiettammo nell’unica sala del paese per tutta la troupe, io vidi il film in stato di grazia, gli ultimi cinque minuti addirittura in ginocchio”.
Tanti anche i brasiliani, a rendere omaggio a un intellettuale della macchina da presa apolide per scelta. Di lui Glauber Rocha diceva: “è più brasiliano di Pelè”. “Aveva due patrie, univa l’appartenenza e l’inappartenenza, forse questo lo spingeva a lottare, a cercare”, dice ancora Bertolucci. Per Adriano Aprà, direttore della Cineteca Nazionale, altro amico di Amico, il recupero di Tropici è un atto più che simbolico: “Dico addio alla Cineteca Nazionale con questo salvataggio che è anche il mio saluto a Gianni”.

autore
11 Novembre 2002

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