BELLOCCHIO: TG AVARI


“Ma non mi basta”. Il verso della poesia di Arsenji Tarkovskji letto in una scena dell’Ora di religione è diventato il leit-motiv della giornata cannense di Marco Bellocchio. Unico italiano in concorso, è arrivato sulla Croisette con gli attori (Sergio Castellitto, Chiara Conti, Jacqueline Lustig, Toni Bertorelli e Gianni Schicchi) e i produttori (Sergio Pelone e Giuliano Montaldo per Raicinema) in una giornata di sole e di vento. Sorridente e rilassato, convinto che questa sia una straordinaria vetrina, ma determinato nel polemizzare con chi vuole cancellare il film. Soprattutto l’informazione Rai. “Com’è possibile che al Tg1 non abbiano annunciato che L’ora di religione era in concorso a Cannes? Perché i vescovi impediscono che sia proiettato nelle sale cattoliche? Perché i trailer non possono andare in prima serata? Perché l’unico talk show che mi ha invitato è quello di Ferrara e Lerner sulla 7? Perché la critica molto positiva di Padre Fantuzzi su Civiltà cattolica non è ancora stata pubblicata?”. A queste domande il regista piacentino dà una risposta unica e appuntita, che ha suscitato una risentita reazione dell’amministratore delegato di Raicinema, Giancarlo Leone: “Si cerca di ridimensionare il mio film, ma il pubblico va a vederlo ugualmente, specialmente i cattolici, e discute: come dimostrano i risultati al botteghino”.
In Francia – dove la bestemmia, oggetto di controversie e di un divieto ai 14 in Italia – non è stata sottotitolata forse volutamente, il film uscirà distribuito dalla Ocean. Per ora le reazioni dei critici sono state positive, l’attenzione della stampa internazionale assai forte. Ma non basta. “Sul secondo giornale italiano è uscito un titolo, fornito da un dispaccio Ansa, che parlava di timidi applausi, un’informazione maligna che contraddice i risultati positivi”. “Un nostro misterioso autolesionismo non so se idiota o cattivo”, chiosa Sergio Castellitto.
Ancora, sul cinema italiano: “E’ un cinema di parola, le immagini passano spesso in secondo piano. Questo film va controcorrente, è merito di Raicinema averlo accettato”. E ricorda di come la Rai rifiutò un progetto sullo smemorato di Collegno ispirato a Il teatro della memoria di Sciascia. Scrittore che torna anche nel nuovo film, ancora una volta coprodotto da Raicinema. Si tratta dell’Affaire Moro: “Una riflessione sulla vera identità di un uomo al di là delle apparenze e non sulla vicenda dello statista democristiano ucciso dalle Br con rivelazioni e scoop. Penso a una storia intimista, giocata sui rapporti quasi familiari tra sequestratori e sequestrato. Moro scriveva cose che venivano giudicate assurde, incomprensibili dalla classe politica”.

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17 Maggio 2002

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