In 60 anni di lavoro non ha mai visto nel cinema una piena occupazione come adesso: “Tutti lavorano! A Cinecittà non si trova un teatro libero!”. Parola di Marco Bellocchio, che oggi nel secondo appuntamento del ‘Dialogo sul futuro del cinema’, organizzato al MAXXI da Fondazione Cinema per Roma e Anica con Cinecittà e Siae nell’ambito della Festa del Cinema, invita comunque il governo, proprio in virtù della piena occupazione, a stare attento a tagliare i finanziamenti al cinema: “Sarebbe anzi il momento di spingere la produzione, perché anche da una situazione come questa si promuove la qualità” ha detto il regista di Rapito.
Anche il regista Paolo Genovese non si accontenta: “da un punto di vista artistico non basta. Una volta i produttori non controllavano tutto, davano fiducia agli autori. Ora le piattaforme hanno l’esigenza di riempire gli scaffali, come al supermercato. E tutti vorrebbero la Nutella: dare al pubblico ciò che al pubblico piace. Dovremmo invece dare al pubblico anche ciò che ancora non sa”. Sono tre le generazioni a confronto nel secondo Dialogo sul futuro del cinema sul tema: “Può esistere un cinema italiano capace di conquistare il pubblico italiano ed europeo?”.
La terza generazione è quella di Pietro Castellitto che porta il suo sguardo di ottimismo: “Il film d’autore sintetizza la vita attraverso una visione. Credo che questo cinema stia ritornando. Credo che partendo da se stessi si possa arrivare anche a un cinema nazional-popolare”. E un po’ di ottimismo, almeno sui numeri, lo ha portato anche Salvatore Nastasi, presidente Siae: “Alla fine del 2023 il cinema raggiungerà i livelli pre-Covid. Ma ci confrontiamo con vari problemi: scarsa competitività a livello internazionale, scarsa capacità di investire, troppe opere a basso budget”.
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