Beatrice Barison: “Anche Rebecca, come me, usa il pianoforte per esprimersi e conoscere il mondo”

La musicista 28enne è tra i protagonisti de 'La vita accanto', l'ultima pellicola di Marco Tullio Giordana, nei cinema dal 22 agosto. Al suo debutto come attrice, dice: "Spero di andare avanti con la recitazione"


È “un debutto assoluto e, soprattutto, inaspettato”. E ora che ha scoperto la recitazione spera di “andare avanti, studiando naturalmente”. Beatrice Barison è una dei protagonisti de La vita accanto, l’ultima pellicola di Marco Tullio Giordana, presentata in anteprima al Locarno Film Festival 2024, e dal 22 agosto nelle sale con 01 Distribution. Ispirata al romanzo di Mariapia Veladiano, è la storia di una ricca e influente famiglia vicentina. Negli anni Ottanta nasce Rebecca, con una vistosa macchia rossa sul viso, che getta tutti nello sconforto. Da quel momento, e con il passare del tempo, verranno a galla veleni, segreti inconfessabili e sensi di colpa, in un racconto in cui si intrecciano anche talento e voglia di riscatto.

La 28enne Barison, pianista e concertista internazionale, nata e cresciuta a Piove di Sacco, paesino in provincia di Padova, debutta sullo schermo, recitando al fianco di Sonia Bergamasco, Valentina Bellè e Paolo Pierobon.

Beatrice, com’è andato questo esordio nel cinema?

Sono stata fortunata. Non avevo mai recitato nella mia vita, né immaginato di poterlo fare. È stato qualcosa di davvero inaspettato. All’inizio ero impaurita. Non pensavo di essere adatta, ma sin dal primo provino ho trovato persone accoglienti e affettuose, che mi hanno sostenuta. Nonostante mi mancasse un background, e non avessi mai studiato recitazione, mi hanno messa a mio agio. 

Nel film reciti e suoni realmente il pianoforte.

Per Rebecca cercavano una vera pianista, che non ricreasse delle espressioni facendo finta di suonare, ma che lo facesse realmente. Il pianoforte ha una grande importanza nella storia e anche Sonia Bergamasco suona dal vivo. Il suono è in presa diretta e questo è importante anche per regalare allo spettatore più verità ed emozione. Il pubblico, quando nei film vede persone che fanno finta di suonare, se ne accorge che manca il trasporto. Un pianista mette tutto se stesso quando suona. Io entro in un mondo tutto mio. 

Che punti di contatto ci sono tra te e Rebecca?

Il pianoforte è naturalmente il primo. Anche lei come me usa il linguaggio musicale per esprimersi e conoscere il mondo. Da quando ho 8 anni vivo con il pianoforte vicino, tra lezioni, concerti, concorsi. Rebecca, a un certo punto, comincia a ribellarsi, ma questa sua ribellione rivela la sua fragilità. Anche io sembro una ragazza forte, all’apparenza estroversa e sicura di me, ma sono molto sensibile e quando suono questo aspetto viene fuori. Ho cercato di dare fragilità a Rebecca nella sua ribellione. Infine, Rebecca ha un legame molto forte con la mamma Maria, che si muove tra amore e odio. Anche io ho un legame molto intenso con mia madre, nel mio caso solo positivo, e ho indagato in questo per raccontare questa parte della vita del personaggio.  

Quando ti sei avvicinata al pianoforte?

Avevo 8 anni. È stato amore a prima vista. Ho scoperto in casa una tastiera e ho iniziato a sperimentare. Ho detto a mia mamma che avrei voluto prendere lezioni di pianoforte. I miei genitori mi hanno sempre aiutato e sostenuto in questo percorso. Cinque mesi dopo sono entrata in conservatorio. Ho sempre studiato. Mi sono diplomata a 19 anni all’Accademia Santa Cecilia di Roma e ho continuato a specializzarmi. Sapevo che il pianoforte avrebbe fatto parte della mia vita per sempre. Non mi abbandonerà mai. La cosa che mi rende felice è suonare tutti i giorni. 

Però, adesso, ti piacerebbe anche continuare a recitare?

Ho sempre investito sulla mia carriera musicale, ma assolutamente vorrei portare avanti anche questa nuova vocazione. Io ancora non mi definisco un’attrice, ma interpretando Rebecca sono cambiata, anche dal punto di vista della sicurezza. Sento il bisogno di dire la mia anche attraverso la recitazione, ma naturalmente devo studiare molto. 

Hai attrici di riferimento?

Il mio mito è Audrey Hepburn, un esempio che va oltre la bellezza canonica, così elegante, composta, davvero inarrivabile. Dopo aver lavorato in questo film con Valentina Bellè e Sonia Bergamasco, mi ispirerò a loro. Ho visto l’energia incredibile sul set, accostata a tanta umiltà e alla voglia di fare bene.

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25 Agosto 2024

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