Aurelio Grimaldi: Anita, eroina dei due Mondi


E’ stato presentato al Festival dello Stretto a Messina, l’ultimo film di Aurelio Grimaldi, Anita Una vita per Garibaldi, prodotto dalla Isvema, una coproduzione tra Italia e Brasile, realizzata nel 2007 in omaggio al bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi e in attesa di una distribuzione. A interpretare Aninha Ribeira da Silva, detta Anita, è la giovane esordiente italo-brasiliana Milena Toscano, affiancata da Maurizio Aiello (Garibaldi) e Ignazio Oliva (Luigi Rossetti, amico di Garibaldi), oltre a un cammeo di Solvi Stubing.

Grimaldi, come è nata l’idea del progetto?
Non avrei mai immaginato di realizzare un film su Giuseppe e Anita Garibaldi. L’idea è stata del produttore, Raffaele Mallucci, che si appassionò della storia vedendo uno spettacolo teatrale in Brasile su Anita, celebrata dai brasiliani come un’autentica eroina, forse più del suo compagno Giuseppe. Garibaldi è un grande eroe italiano, l’unico in grado di unire destra e sinistra, impresa che non riuscì nemmeno a Mazzini o a Cavour, né tanto meno a Carlo Alberto o a Vittorio Emanuele II. Ma se è vero che dietro a ogni eroe c’è una grande donna, non c’è storia migliore di questa che possa testimoniarlo. Appena Garibaldi la intravide con il cannocchiale dalla sua nave, scese a terra e le disse: “Tu devi essere mia, si sono legati due destini”. E così avvenne.

Il film narra quindi la relazione sentimentale tra Giuseppe e Anita.
Sì ed è la prima volta che si analizza sul grande schermo la figura di Anita, offuscata soprattutto in Italia da Garibaldi, mentre a lei si devono tante decisioni dell’eroe dei due Mondi, come ad esempio il suo ritorno in Italia: fu Anita che lo spinse a tornarci e lei naturalmente lo seguì. Il suo spirito di donna rivoluzionaria emerse però grazie a Garibaldi che, dopo essere fuggito dalle carceri di Genova (dove era stato condannato a morte in seguito alla prima congiura mazziniana del 1833), sbarcò a Rio De Janeiro e fu assoldato nella Marina di Gonzales. Poi giunse a Laguna, una cittadina brasiliana dove era nata e viveva Anita. Qui, il suo carattere ribelle e amante della giustizia lo portò ad unirisi con i “farrapos” (gli straccioni), dei rivoltosi che si erano ribellati all’impero portoghese, proclamando l’indipendenza del Rio Grande del Sud. Fu allora che conobbe Anita, la quale lasciò subito il marito (Manuel Duarte, con cui si era sposata a 14 anni) per seguire Garibaldi nella lotta. Da quel momento non si lasciarono più, fino alla morte di lei, avvenuta a soli 27 anni (1849), nelle paludi di Comacchio, dove combatteva per l’unione dell’Italia. Lasciò 4 figli e quello che aveva in grembò perì con lei.

Quali aneddoti poco conosciuti su questa storia emergono dal film?
La pellicola è ambientata nel Brasile dei primi anni dell’800, Anita aveva diciotto anni (era il 1839) ed era la moglie di un artigiano. Anita s’innamorò subito di Garibaldi e lo seguì. Inizia così la straordinaria avventura che li consegnò alla leggenda. Fu Anita ad aver insegnato a Garibaldi come cavalcare e fu Garibaldi a inventare per lei il diminutivo di Anita (piccola Anna) e ad insegnarle a leggere e a scrivere negli anni che trascorsero insieme a Montevideo. Anita non fu solo rivoluzionaria in Italia, nel periodo della Repubblica Romana, ma anche in Brasile, quando lo Stato di Santa Caterina e le due provincie del Santa Caterina e del Rio Grande, nel Sud del Brasile, si ribellarono ai portoghesi. Dal film emerge la bella e struggente storia d’amore tra Anita e Giuseppe, legati dalla forza fisica, dall’amore, dalla sete di libertà, dal gusto dell’avventura e della sfida.

30 Gennaio 2008

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