E’ il giallo il colore più gettonato dai registi italiani quest’anno. Dario Argento gli ha intitolato il suo thriller con Adrien Brody e Emmanuelle Seigner e prima di lui Antonio Capuano ha adottato il pigmento per farne un film enigmatico. Si tratta di Giallo? nuova opera del regista partenopeo, difficile da catalogare in un genere preciso, come anticipato dalla presenza del punto interrogativo. Dell’omonimia con la pellicola di Argento, girata anch’essa a Torino, Capuano non è affatto preoccupato perché – come ha detto a CinecittàNews – “il mio è un film ben più misterioso e poi tra i due è quello di cui si sa meno”. Qualche timore semmai l’autore, premiato due volte con il David di Donatello, lo riserva per la riuscita del film.
Con Giallo? in fase di missaggio la fatica produttiva è agli sgoccioli. Come mai non è tranquillo?
Da Pianese Nunzio, 14 anni a maggio a La guerra di Mario ho portato avanti un certo tipo di cinema che la gente ha etichettato come impegnato socialmente. Questo film potrebbe distruggere o quanto meno modificare questa concezione. E’ un’opera molto diversa da quello che ho realizzato in passato.
Per aspetti produttivi o narrativi?
Anzitutto è girato in digitale con macchine Mini DV, un mezzo ultramoderno e affascinante per uno come me restio anche a usare cellulari e Internet. Lo abbiamo realizzato con un budget di soli 400mila euro. A produrlo è l’Accademia del cinema e della televisione Act Multimedia.
Coinvolgere una scuola non ha trasformato il progetto in un grande laboratorio per studenti?
Spesso i miei collaboratori sono dei giovani e alcuni studenti hanno lavorato in vari ruoli all’interno del film come segretari di produzione, fonici e realizzatori del backstage. Ma ci sono state anche collaborazioni di alto livello come Luca Bigazzi, amico di lunga data, che mi ha dato numerosi consigli sulla fotografia. Per contenere i costi l’unica possibilità era trovare il giusto equilibrio tra esperienza e voglia di imparare.
Stesse regole per gli attori?
Sì, il protagonista è un 70enne, Carlo Cantore, al suo debutto come attore. E accanto a lui c’è Barbara Bouchet.
E’ vero che a dispetto del titolo Giallo? sarà più simile ad un noir?
Non so spiegare il film se non come una commistione di generi e atmosfere, perciò ho voluto il punto interrogativo. Di sicuro la storia ruota intorno a Victor Zèmeli un fioraio sui 60 anni che vive in un appartamento a Torino e come unica compagna ha la televisione che lascia accesa notte e giorno. Conduce un’esistenza in solitudine, poi un giorno in uno spot vede un uomo esattamente uguale a lui. Una scoperta che lo attrarrà, per poi sconcertarlo quando scoprirà che l’uomo è stato assassinato.
Immaginiamo sia solo l’inizio del rompicapo. Quando potremo provare a risolvere il mistero?
Nelle sale il prossimo autunno. O forse prima.
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