Un comunicato arriva dall’ANAC in risposta alle ultime dichiarazioni ufficiali sul cinema italiano, giudicate fin troppo ottimistiche: “sono morte in Italia centinaia di sale cinematografiche (42 soltanto a Roma) – si legge in una nota – e quelle che resistono vanno avanti con difficoltà rischiando di chiudere o di trasformarsi senza significative garanzie sulla destinazione di uso culturale. Intanto, nell’attesa di una nuova legge che sistemi il settore, vengono diffusi dati stravaganti e poco attendibili (elaborati dall’ANICA) sul numero di film italiani prodotti (200 film?). Inoltre, continuano meccanismi di elusione degli obblighi di investimento nel cinema da parte delle televisioni, né si prevede nessun intervento specifico per un cinema innovativo d’autore, definito “difficult”, più volte sollecitato dagli Autori. Ma ciò che ci colpisce ancor più è che la questione di Cinecittà Studios sia come uscita dall’agenda delle priorità. E’ in atto da anni una politica di implacabile svuotamento dell’azienda più conosciuta nel mondo per il ruolo che ha avuto nella fabbricazione e nella affermazione del nostro cinema, dal neorealismo alla commedia italiana, al cinema contemporaneo. Alla chiusura del laboratorio di sviluppo e stampa, alla sostanziale dismissione del cinefonico, al generale degrado dei teatri di posa, agli appalti di servizi digitali mai arrivati a regime di efficienza, al fallimento della Deluxe per la postproduzione, sono inesorabilmente seguiti licenziamenti e riduzioni dell’organico dei lavoratori, che hanno dovuto ricorrere – malgrado il conclamato ritorno delle produzioni straniere a Cinecittà – alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà. Nessun rispetto per le singole professionalità, nessuna certezza per l’utilizzo non speculativo delle aree di terreno pubblico appartenenti a Cinecittà”.
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