”Fui scelto perché secondo Liliana Cavani avevo un viso che colpiva, che poteva bucare lo schermo. Ricordo il set, il mio assolo vestito da gerarca fascista. Dopo le riprese ero stravolto dalla stanchezza. In camerino cominciai a svestirmi. ‘E’ così che ti voglio’, mi disse la Cavani. Rifacciamo la scena”’. Con queste parole, all’Adnkronos il danzatore, regista e coreografo Amedeo Amodio ricorda Il portiere di notte di Liliana Cavani che verrà presentato alla Mostra nella versione restaurata realizzata da Istituto Luce Cinecittà con CSC-Cineteca Nazionale. “Durante la lavorazione della pellicola, ricorda Amodio, ‘c’è stata subito una grande intesa con la Cavani, un’amica eccezionale, con la quale siamo rimasti in ottimi rapporti. Ma forse era un’altra epoca: Frequentavo Moravia, Manzù, Pasolini. Oggi è tutto molto diverso”.
All’inizio doveva essere solo un cameo, quello di Amodio, ma il suo ruolo e la sua presenza sono cresciute durante le riprese del film: ”Dovevo recitare in inglese, un incubo perché non è la mia lingua. Mi hanno salvato dei piccoli foglietti di carta in cui avevo scritto le battute. E ripetevo e copiavo. Un po’ come fanno gli studenti a scuola. Liliana amava la mia fisicità quel mio corpo atletico e scolpito che ben rappresentava il ‘credo’ del regime. E la mia danza era folle, esplosiva, distruttiva come la storia narrata nel Portiere. Tra di noi, poi, c’è stata grande collaborazione – ha continuato Amedeo Amodio- Con Liliana parlavamo spesso durante la lavorazione e lei ascoltava il miei suggerimenti. Fui io a proporle, per il mio assolo, l’Infernale di Gluck e lei accettò”.
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