Gianni Minoli torna riproponendo subito nel palinsesto televisivo il vecchio sodalizio tra cinema d’autore e televisione. Il neodirettore di Rai Educational nel presentare le linee guida della programmazione, rivolta soprattutto alla produzione di documentari, ha voluto recuperare Alfabeto italiano un progetto realizzato nel 1998 ma che nella prossima stagione avrà un seguito. Il programma andrà in onda dal 15 luglio su Rai Tre alle ore 8.00 della mattina. Orario infausto ma che ripropone le 21 puntate sulla storia del Novecento italiano realizzate da altrettanti registi del cinema italiano.
Il progetto è nato alcuni anni fa grazie ad un’idea di Beppe Attene e Beppe Sangiorgi per Làntia Cinema & Audiovisivi insieme all’impegno di Minoli. Gli autori sono: Alessandro Benvenuti, Giuseppe Bertolucci, Gianni Amelio, Silvano Agosti, Carla Capuzzo e Salvatore Piscicelli, Marco Bellocchio e Francesca Calvelli, Cristina e Eleonora Comencini, Alessandro D’Alatri, Alessandro Di Robilant, Davide Ferrario, Marco Tullio Giordana, Fiorella Infascelli, Simona Izzo, Wilma Labate, Francesco Laudadio, Mario Martone e Jacopo Quadri, Maurizio Nichetti, Giuseppe Piccioni, Daniele Segre, Silvio Soldini e Giorgio Garini, Carlo e Luca Verdone.
Utilizzando vari spunti tematici e il materiale di archivio della Cineteca Rai ogni regista ha indagato, con un linguaggio a metà tra il documentario e il film di finzione, le vicende di storia contemporanea, passate prima in televisione e poi rimaste nei corridoi degli archivi della tv di stato. Da qui un universo di riflessioni sull’uso e l’abuso del mezzo di comunicazione del ventesimo secolo: la televisione.
Per citare le dichiarazioni stesse di alcuni degli autori, in Lavorare stanca, Wilma Labate ha compiuto “un viaggio nell’infernale fracasso delle fabbriche…per giungere attraverso una grande abbuffata di fatica alle conclusioni di Mastroianni: fare l’artista è meglio che lavorare”. Ancora, per Davide Ferrario Loro sono “Quegli altri. Quelli là. Di volta in volta meridionali, comunisti, omosessuali, terroristi…ma anche leghisti e quelli della camorra. Un tentativo di narrare la retorica della televisione nell’avvicinarsi all’identità di coloro che, inconsciamente, vengono percepiti come diversi dall’uomo massa che è il referente principale dei media”.
In attesa del nuovo Alfabeto, ripassiamo quello vecchio.
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