Alessandra Martines, ètoile ma non in Italia


Alessandra Martines, attrice capace di volare alto tra Francia, Italia e Stati Uniti, ha ricevuto giovedì sera il San Pellegrino Movie Award nell’ambito di una serata di gala del premio Diamanti al Cinema. E’ stata premiata come artista capace di contribuire alla diffusione della cultura e dello stile italiano all’estero. “Un premio che va ad un’attrice di grande talento, di grande cuore, che ha portato alta la bandiera della creatività italiana nel mondo”, ha detto Rosetta Sannelli, anima dell’evento. “Diamanti al cinema” ha dato a tutti appuntamento a Venezia, dove saranno consegnati i premi votati dal pubblico delle sale, mentre una giuria di spettatori eccellenti, guidata da Laura Delli Colli, e composta da direttori di periodici e quotidiani italiani, sceglierà i migliori nelle categorie tecniche.  

 

Alessandra Martines vive tra Roma e la Francia. A Roma ha imparato la vita disciplinata e dura della ballerina. Giovanissima, venne scelta per un ruolo secondario in Miss Arizona, un film del 1987 con Marcello Mastroianni. E subito dopo, divenne tv protagonista della serie televisiva Fantaghirò. E’ la celebrità, e le porte della tv italiana si aprono. Ma è un francese a scoprirla come attrice: Claude Lelouch s’innamora del suo charme e del suo talento, le fa interpretare tutti i suoi film. Poi si sposano. Tutti i suoi film tranne l’ultimo: “Claude aveva scritto un ruolo per me nel film che ha portato a sorpresa a Cannes, Roman de gare. Ma io dovevo girare con un altro regista, e così per questa volta non abbiamo fatto coppia sul set”. La sorpresa di cui parla Alessandra, come si sa, è il fatto che Roman de gare era stato presentato non come film di Lelouch, ma come film d’esordio di Hervé Picard. Che, nella vita, è un maestro di tennis, amico di Lelouch, e non si è mai sognato di fare del cinema.

“Ho appena finito le riprese di Ora zero di Pascal Thomas. E’ un giallo tratto da Agatha Christie, girato in Bretagna. Un ruolo misterioso, il mio: non posso svelare molto…”. Parla però anche del film successivo: “Si chiama Deux jours a tuer, lo ha diretto John Becker, ed è un dramma psicologico girato in Irlanda e in Francia: anche questo è pronto, e uscirà in Francia. Anche in Italia, spero!”. Di film girati in Italia, però, per il momento non se ne parla. “Ci vorrebbero produttori coraggiosi, in Italia, capaci di dare ai registi la chance di esprimersi”, dice convinta. “Veltroni è stato molto bravo, nell’incoraggiare il cinema italiano. Ma non vedo molti che abbiano proseguito con il suo entusiasmo, con la sua energia. Si producono troppo pochi film in Italia, e ciò mi rende molto triste”.
E le coproduzioni? Sono una buona idea? “Certamente. Anche perché un film così avrebbe chance di essere distribuito in due paesi. Mentre si vedono pochi film italiani in Francia, e pochi film francesi in Italia”. Infine, il sogno. Dirigere un film lei stessa. “E’ più di un sogno, è un’idea molto concreta”, dice. “Ho scritto un dramma psicologico che vorrei portare sullo schermo. Un film sui sentimenti, ma non ‘alla Lelouch’! E nel ruolo della protagonista non vorrei esserci io”. L’Italia, oggi: “Secondo me anche la televisione italiana è scaduta in qualità, soprattutto negli show, nei varietà. I film per la tv invece mi sembrano essere migliorati. E direi che non bisogna preoccuparsi, se ci sono più teste buone a fare tv che non a fare film per il cinema: se un progetto è bello, secondo me non conta quasi niente se va a finire su uno schermo piccolo oppure grande. Importante è la storia, l’emozione che offre”.

25 Maggio 2007

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