Alba Suite, albanesi d’Italia


RockarberesheSono 100 mila sparsi in 7 regioni e 54 comunità. Alba Suite, collezione di 9 documentari, è dedicato a loro, gli , italo-albanesi sbarcati nel sud Italia cinque secoli fa. Spinti dalla pressione turca, tra il 1400 e il 1700 lasciarono la grande Alberia e si stabilirono nell’Italia meridionale, tra Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Molise. Alba Suite è un viaggio tra una cultura e una lingua antiche e, insieme, un’esplorazione dei linguaggi, straordinariamente ricchi, del cinema del reale italiano. Locarno 60 offre un assaggio del progetto, amorosamente curato da Salvo Cuccia e Eleonora Cordaro, con due titoli, evento speciale della sezione Ici et Ailleurs.

La nostra chiesa, firmato da Guido Chiesa e Enzo Mercuri, illumina i nessi tra sopravvivenza del rito greco ortodosso, lingua e identità. Il film mostra tre comunità simbolo, San Demetrio Corone, Spezzano Albanese e Falconara Albanese. Nella prima il rito bizantino è ancora praticato e l’identità arbeshere salda ma aperta al mutamento. Nella seconda comunità la scomparsa della liturgia tradizionale a favore di quella latina corrisponde all’indebolimento della cultura albanese. A Falconara Albanese, infine, il rito bizantino è stato reintrodotto negli anni Settanta, dopo ben trecento anni, in sostituzione di quello latino.

Guido ChiesaRockarbëreshe di Salvo Cuccia è un “rockumentary glocal”, un road movie sospeso tra dimensione globale e locale che racconta l’identità arbëresh attraverso la storia di due band musicali di Santa Sofia D’Epiro, enclave albanese immersa nel verde degli ulivi della Calabria. Peppa Marriti Band e Spasulati Band, influenzati dalla stazione pirata Radio Epiro, cantano in arbëreshe, la lingua madre che oggi rischia di scomparire. “Fino a cinque anni spiega uno dei musicisti ero convinto che tutto il mondo parlasse arbëreshe”. Le loro canzoni rock e reggae riprendono canti, lamenti e registrazioni del passato e le proiettano nel futuro.

Gli altri registi di Alba Suite sono Mario Balsamo, Antonio Bellia, Marco Bertozzi, Rosita Bonanno, Emma Rossi Landi, Rossella Schillaci e Fatmir Koci, unico albanese del gruppo. “La maggior parte di loro non sapevano quasi nulla degli arbëreshe. spiega Salvo Cuccia – Li abbiamo invitati ad osare, a lavorare con la massima libertà, a scegliere temi e stili. La diversità è il cuore del progetto”. “L’idea – aggiunge Marco Bertozzi  – era osservare la stessa terra con occhi differenti anche per sfatare l’idea del documentario come linguaggio neutro e oggettivo”.

 

L’esperimento ha prodotto film dal taglio antropologico, video-saggi e biografie intime, indagini su migrazioni, storie di persone e comunità che non celebrano una purezza culturale inesistente ma mostrano contaminazioni, conflitti e tensioni. Alcuni incorporano splendidi materiali di repertorio, fotografie d’epoca, immagini girate dalla Rai negli anni Settanta, filmati di famiglia, di feste paesane, processioni religiose, e matrimoni offerti dagli esperti Francesco Altimari (linguista che compare nel film di Chiesa) e Matteo Mandalà. Negli archivi di Tirana, Fatmir Koci ha trovato immagini degli arbëreshe filmate durante negli anni del regime comunista. In Il senso degli altri Marco Bertozzi ha usato frammenti di Quando la scuola cambia, filmato su una scuola italo-alabanese di Vittorio De Seta.

Alba Suite, finanziato dal ministero per gli Affari regionali, dalla Regione Sicilia, dal Comune di Piana degli Albanesi e da Palomar-Endemol, nasce come progetto per la tv ma nei prossimi mesi potrebbe arrivare nei piu’ importanti festival italiani. Il tour riporterà i film dove sono nati, tra le comunità arbëreshe. Vedersi sullo schermo, attraverso le immagini registrate da occhi esterni “sarà auspicano i registi – un momento di riflessione profondissima”.

06 Agosto 2007

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