AGG, tre comici sul comò di Natale


MILANO Ridono e scherzano, trasformando l’incontro stampa in una gag continua, Aldo, Giovanni e Giacomo. I tre salteranno le vacanze e rimarranno a Milano per ultimare le riprese del film Il cosmo sul comò, diretto da Marcello Cesena (componente dei Broncowiz), prodotto da Paolo Guerra e dal 19 dicembre nei cinema distribuito da Medusa. Il set della pellicola, che si articola in 4 episodi, si chiuderà nella prima settimana di agosto, sempre a Milano, dove nel Teatro 7 degli Icet Studio di Brugherio, sono allestite delle strane scenografie: un giardino giapponese, una vecchia chiesa di periferia e una pinacoteca ricca di quadri. I 4 episodi sono legati tra loro dai curiosi insegnamenti del maestro orientale Tsu’nam (Giovanni), che elargisce
pillole di esilarante saggezza, a colpi di bastonate, ai suoi due discepoli (Aldo e Giacomo) all’ombra di un secolare ginko biloba. Il maestro è cieco e il suo metodo risulta efficace, visto che riesce a far raggiungere l’illuminazione con l’uso di un nodoso bambù. Le massime del maestro introducono ogni volta l’episodio successivo. A cominciare da “Osa”, che non significa solo l’imperativo del verbo osare, ma soprattutto l’acronimo di “Oratorio Sant’Andrea” (che i tre comici frequentavano da bambini), thriller dai contorni bui e notturni. Passando a un episodio gotico e surreale, ricco di effetti speciali, che si svolge in una pinacoteca e dove i tre eroi diventano personaggi di quadri famosi, prendendo in giro i fim britannici sui maghetti (Harry Potter compreso), per finire con la storia sul difficile percorso della fecondazione di una coppia e con l’ultimo episodio, intitolato “Milano Beach”, omaggio alla commedia all’italiana degli anni ’60-’70, sulle vacanze di tre famiglie che approdano in un posto assurdo tra litigi ed equivoci di ogni tipo, tra i tre abitudinari capifamiglia.

“La scelta del titolo – ha detto Giovanni Storti – è sul cosmo che comprende un po’ tutto, il sapere, la scienza e il desiderio. Mettere il cosmo sul comò è un modo per renderlo banale e per fare quella filosofia spicciola che a noi riesce bene. Nei vari episodi ognuno di noi lavora in modo da non sovrastare l’altro. Io, da maestro zen, uso le massime come un ciarlatano e incito i miei discepoli a bastonate. Le storie prendono spunto dalla realtà, soprattutto quella sulla fecondazione, per raccontare la disperazione di truffatori e venditori di fumo in chiave umoristica e surreale”.

“Dopo 4 anni di lavoro con Massimo Venier che ha diretto le nostre precedenti pellicole, c’è stata una separazione consensuale e abbiamo scelto un altro regista – ha spiegato Giacomo Poretti – Cesena ci ha diretto in vari spot pubblicitari e dopo quello per la nota casa di telefonia cellulare, è nato l’amore. Nel film ci ha anche fatto truccare e imparruccare con tanto di nasi finti, proprio per dare maggiore distacco tra un episodio e l’altro. Io sono protagonista del capitolo sulla fecondazione, un percorso difficile e assurdo ma molto vero, in cui molti si ritroveranno”.

“Io invece faccio la parte dell’innamorato che farebbe qualsiasi cosa pur di conquistare la donna dei sogni (Isabella Ragonese) – ha detto Aldo Baglio – E tutte le gag girano attorno a questa situazione. Mentre Silvana Fallisi veste i panni di mia moglie. Angela Finocchiaro è una psicologa nell’episodio sulla fecondazione e Victoria Cabello appare nel capitolo dedicato ai quadri e rappresenta “La dama con l’ermellino”, alla quale abbiamo visto che somiglia molto. Stiamo invece ancora cercando la suocera di Giacomo per l’episodio “Milano Beach”. Cerchiamo un’attrice di 70 anni, magari di quelle che hanno lavorato nella commedia all’italiana degli anni ’70 accanto a Tognazzi o a Gassman, visto che l’ultima storia è un omaggio al quel genere di film e inizia con una scena che rievoca Il sorpasso di Risi ma poi se ne distacca subito”.
I tre comici si rifiutano però di affermare che con Il cosmo sul comò stanno inseguendo una moda cinematografica: “Il film a episodi è molto adatto a noi – ha sottolineato Giacomo – perché in genere scriviamo testi teatrali con delle storie che poi riadattiamo al cinema. Tra le ultime che abbiamo scritto ce ne sono almeno 3 o 4 molto interessanti. Non escludiamo di rivederle per portarle in tv o in teatro, ma tutto dipende da come andrà il film, che non ci vergogniamo affatto di definire un cine-panettone”.

30 Giugno 2008

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