Acusada, dall’Argentina un thriller sulla post-verità

Un caso di cronaca nera che fa pensare a quello di Amanda Knox è al centro dell'opera seconda del regista argentino Gonzalo Tobal, storia di una studentessa accusata di omicidio


VENEZIA – Un caso di cronaca nera che fa pensare a quello di Amanda Knox è al centro dell’opera seconda del regista argentino Gonzalo Tobal, un thriller volutamente ambiguo che parla di delitti mediatizzati e che non è sembrato pienamente all’altezza del concorso. Protagonista è una 20enne molto avvenente, Dolores Drier (Lali Espósito), studentessa di moda di buona famiglia accusata di aver ucciso la sua migliore amica dopo una festa ad alto tasso alcolico in cui era vietato postare sui social foto o video. L’amica, qualche giorno prima, aveva girato e diffuso in rete un video in cui Dolores faceva sesso con un ragazzo e lei l’aveva minacciata di morte pubblicamente. Movente perfetto, quindi. Ma la famiglia di Dolores, una buona famiglia borghese con villa a Buenos Aires e casa in campagna, è disposta a tutto – anche a ipotecare le proprietà – per far scagionare la ragazza. Hanno assoldato il miglior avvocato in circolazione, hanno anche una addetta stampa e curano spasmodicamente l’immagine della giovane, dal taglio di capelli alle uscite di casa, tanto che lei da due anni e mezzo vive quasi segregata. Il match tra colpevolisti e innocentisti si gioca non solo in tribunale (con prove confuse e testimonianze forse non limpide, viziate da antipatie e pregiudizi) ma soprattutto in tv: e non manca il programma di punta in cui un conduttore a caccia di scoop (Gael Garcia Bernal) intervista Dolores cercando di farla cadere in contraddizione. ”Il film – dice il regista – considera il crimine all’interno del contesto sociale e, più precisamente, dal punto di vista della famiglia. Volevo raccontare questa storia all’interno dei vincoli familiari e non, come si fa sempre dall’esterno, ma volevo anche riflettere sulla verità ormai filtrata attraverso vari livelli di comunicazione, dai media tradizionali ai social network, insomma divenuta post-verità”.   

Il film gioca con lo spettatore inoculando il sospetto che l’impenetrabile e fin troppo costruita Dolores sia davvero colpevole, poi che magari che in qualche modo lo sia suo padre, fin troppo coinvolto e angosciato all’idea che la ragazza possa finire in galera. “Il pubblico non sa se la protagonista sia colpevole o innocente – spiega ancora Tobal – ma può farsi un’opinione su di lei. Spero che chi guarda il film si faccia la sua idea come facciamo nella vita reale quando vediamo dei casi giudiziari in televisione”. 

04 Settembre 2018

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