Accorsi, quando la velocità ti mangia la vita

In sala dal 7 aprile con 01 Veloce come il vento, storia vera di una famiglia che ruota attorno al mondo delle corse automobilistiche


Lo Stefano Accorsi che non ti aspetti, smagrito, sfatto, coi denti guastati dal crac e dall’eroina, i capelli radi e sporchi, il corpo pieno di tatuaggi, è protagonista, insieme alla giovanissima Matilda De Angelis di Veloce come il vento, il nuovo film di Matteo Rovere (Un gioco da ragazzi, Gli sfiorati), storia vera di una famiglia che si ricompone a velocità massima. Loris De Martino, ex campione di rally, torna dalla sorella diciassettenne Giulia e dal fratellino Nico, che non ha mai conosciuto, dopo la morte del padre per sfruttare l’eredità. La loro è una dinastia di meccanici e piloti, tutto ruota attorno ai motori. Anche la giovanissima Giulia, che deve a tutti i costi vincere il campionato GT per non perdere la casa e l’officina ipotecate, sperse nella campagna vicino Imola. Fratello e sorella non hanno rapporti facili, ma Loris è la persona giusta per allenare Giulia e portarla alla vittoria. “Sono partito dalla storia che mi ha raccontato un meccanico, Antonio Dentini – spiega il 34enne Rovere – quella di un pilota rally famoso negli anni ’80 che si era perso ed è tornato in pista come allenatore”.  

Rovere, affascinato da questo mondo speciale, con regole tutte sue, ha scoperto l’adrenalina e le emozioni di chi vive per le corse. “Non è un ambiente freddo come si può percepire seguendo la Formula 1 in tv, la passione che i meccanici e i piloti hanno per le corse può mangiarsi la loro vita. Ci sono tanti personaggi folli, gente che dice che la vita è correre e che il resto è soltanto attesa”. La sfida del film, prodotto da Domenico Procacci e Rai Cinema, è stata anche mostrare le corse per quello che sono, senza effetti speciali. “Abbiamo girato durante il campionato GT – spiega Accorsi – rubando quello che serviva al film”. E aggiunge: “Ogni curva che raccontiamo è vera. Gli effetti speciali qui sono i piloti e le macchine, è tutto analogico, e si corre davvero a 200/250 km all’ora”. Per Matilda De Angelis, cantante di una band bolognese al suo primo ruolo sul grande schermo, è stato strano passare dall’esame per la patente alle auto da corsa, che già a 16 anni si possono guidare con un patentino. “E’ tutto molto epico e mitizzato e non mancano le situazioni abbastanza pericolose”.

Ma il film, dentro la cornice di genere, ci mostra la storia di una famiglia che si ritrova nonostante le differenze. Dice Rovere: “Volevo raccontare cosa provano questi fratelli senza genitori e mi è piaciuto soprattutto mettere una donna al centro del racconto. Il cinema italiano è spesso un po’ maschile e maschilista, quasi sempre il protagonista è un uomo. Qui invece abbiamo un’eroina che ha un obiettivo da portare a termine e che usa la sua sensibilità e intelligenza per le corse ma anche per badare al fratellino piccolo e per aiutare un fratello più grande ma totalmente sballato a riscattarsi”.

Per Accorsi reduce dal successo della serie tv 1992, è “raro leggere un copione così bello: una storia di genere ma anche una storia di vita familiare”. Per il personaggio di Loris “abbiamo messo la barra alta. Non volevamo fare finta ma cercare la verità, fisica, della parlata, degli atteggiamenti e anche nella guida. Sono dimagrito, mi sono trasformato fisicamente, ho fatto un gran lavoro di preparazione con Paolo Andreucci, nove volte campione italiano di rally che mi ha insegnato a guidare una macchina potente ma vecchia di vent’anni”. E comunque per lui Loris è un Freccia sopravvissuto. 

C’è stata molta attenzione anche nel descrivere il rapporto con le droghe, nelle scene di Loris con la compagna tossica anche lei, Annarella (Roberta Mattei). “Abbiamo incontrato alcuni ospiti di Villa Maraini a Roma. In loro c’è voglia di vivere nonostante tutto. Un altro spunto è stato il romanzo di Antonella Lattanzi, Devozione: la tossicodipendenza è tragica ma ci sono anche momenti più leggeri, che abbiamo dato ai personaggi del film”.  
“La scintilla di vita che non si spegne in Loris è fondamentale – prosegue l’attore bolognese – Non abbiamo messo in scena “la” tossicodipendenza, ma un personaggio di tossico che però è anche uno sportivo di alto livello, abituato a gestire situazioni estreme, a stare in equilibrio su un bordo sottile. Come dicono i piloti: se hai tutto sotto controllo, vuol dire che stai andando troppo piano”.

Nel cast di Veloce come il vento, che uscirà il 7 aprile su circa 300 schermi con 01 dopo un’anteprima al Bif&st di Bari, anche Paolo Graziosi (il meccanico Tonino) e Giulio Pugnaghi (il fratellino piccolo). Il film è stato scelto dai circuiti The Space e Uci che lo sosterranno grazie all’iniziativa Adotta un film.

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30 Marzo 2016

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