7 film per rendere omaggio al World Radio Day

Celebriamo la giornata della radio con i titoli cinematografici che l'hanno resa protagonista d'eccezione per raccontare le storie del media che non conosce tramonto


In un mondo sempre più proiettato all’integrazione iper realistica dell’esperienza sensoriale dove l’AI non fa altro che rendere tutto più vicino, l’antica radio continua a conservare il suo fascino. Si tratta del medium acustico più anziano che ha tenuto compagnia, ha dato conforto e ha fatto ballare intere generazioni.

Nonostante nel corso degli anni abbia dovuto resistere alla concorrenza della televisione e dei media più “completi”, la radio ancora oggi resta uno dei mezzi di comunicazione più diffusi e si è guadagnata un giorno di celebrazione dedicato, il World Radio Day previsto ogni 13 febbraio.

Il cinema ha spesso preso in prestito, integrato e reso protagonista la radio per raccontare migliaia di storie e narrare i controversi scambi generazionali susseguitesi nel corso del tempo. Ecco 7 film degli ultimi 40 anni che abbiamo amato e che hanno come protagonista la radio.

Radio Days, una storia per raccontarle tutte

E come lo si annienta quell’odio antisemita che scorre nelle vene? Immergendo lo spettatore nella vita quotidiana di una famiglia ebraica proprio come fa Woody Allen con Radio Days (1987). Siamo a Rockaway Beach nel Queens e il piccolo Joe racconta di una storia passata, la sua infanzia, quella di Allen passata ad ascoltare la radio come unica fonte di spettacolo e informazione. Radio Days diventa così l’opera genuina e intelligente che si serve di una microstoria per raccontare l’istantanea di quella macro della seconda Guerra Mondiale.

Good Morning, Vietnam ci fece scoprire Robin Williams

La radio è sempre stato lo strumento della voce, anche quella più scomoda e sovversiva. Il mezzo più efficace per dirottare l’ascolto mainstream fornendo punti di vista sinceri e contrastanti rispetto all’assetto politico dell’epoca. E, raccontare il dissenso con la commedia si può, e a mostrarcelo fu proprio Robin Williams nel 1987 con il film Good Morning, Vietnam diretto da Barry Levinson. Ambientato nel 1965 il film è un omaggio al coraggio della parola, del riuscire a parlare della Guerra del Vietnam da una posizione antimilitarista con lo spirito umoristico più sincero, quello di Williams. Parodie, gag e imitazioni si prendevano lo spazio intramezzati dalla musica rock del talk dell’aviatore Adrian Cronauer (Williams).

Talk Radio, quando il film sgrida lo spettatore

Ritenuto “uno dei migliori film mai realizzati da Oliver Stone“, Talk Radio (1988) si scrolla di ogni buonismo e grida in faccia agli americani. Stone sciocca e stordisce lo spettatore senza avere il timore di turbarlo troppo e lo fa attraverso il suo protagonista, che con coraggio prende il microfono e dice quello che la società americana non vorrebbe mai ascoltare: bigottismo, violenza, razzismo, stupidità e odio sono le coordinate di un’America che del sogno americano non ha proprio nulla.

Radiofreccia, una radio per raccontare decine si storie

La perdita dei punti fermi, l’incapacità di sottostare a regole e convenzioni della generazione passata, su questo punta l’intimo ritratto del film esordio alla regia di Luciano Ligabue (1998). Nel 1993, il DJ Bruno annuncia ai telespettatori la chiusura di Radio Raptus, la radio pirata da lui fondata nel 1975, raccontando ai suoi ascoltatori, i segreti dei ragazzi del borgo. Bruno racconta la sua vita di adolescente e dei suoi migliori amici in un piccolo paesino emiliano, tutti alla ricerca di
un’identità da mettere in atto nello spazio della vita adulta tra amori turbolenti, la passione per la musica e la tossicodipendenza.

I cento passi come strumento anti-omertà

La radio come potente strumento di denuncia anche per estirpare la mafia. Ne I cento passi (2000) diretto da Marco Tullio Giordana, Peppino Impastato, giornalista attivo nella lotta contro le attività criminali, sfida il boss del paese Gaetano Badalamenti denunciandone i delitti con il suo mezzo prediletto: la radio. Con la fondazione di Radio Aut, il giornalista si fa megafono e veicolo per la lotta contro la mafia munendosi di un sorprendente e audace sarcasmo.

Radio America, il racconto nostalgico della magia del fm

Il crollo degli ascolti, la paura del trasformarsi in esclusivo soggetto nostalgico, questa è l’ombra che aleggia e intimorisce qualsiasi emittente radiofonica. Nell’ultimo film diretto dal costruttore di miti Robert Altman nel 2006, è proprio l’idea di un mondo che può continuare a vivere come mito ad essere al centro dello storytelling. Radio America racconta del programma musicale A praire home companion di una piccola stazione radio campione d’ascolti da 1974. Nonostante il pubblico sia ormai affezionato ai protagonisti dello show, il programma rischia di chiudere in quanto ormai le star della trasmissione iniziano a invecchiare. Il pretesto è quello di raccontare con nostalgia di un mondo al tramonto che minaccia di essere spazzato via da media più stimolanti e completi.

I love Radio Rock, la nave della sovversione

Siamo negli anni sessanta, nel pieno del fermento giovanile con le motociclette di Easy Rider (Dennis Hopper, 1969) e i celebri prati della ribellione di Woodstock. Il microcosmo della nave su cui è ambientato il film diventa spazio sicuro per la scoperta della vita adulta con sesso, musica e trasgressione, lontano dagli occhi e dalle orecchie perbeniste della disciplinata Inghilterra. Così in I love Radio Rock del 2009 diretto da Richard Curtis diventa il preciso fotogramma dell’epoca
dove l’esigenza irrefrenabile di cambiamento degli anni sessanta si compie in una pellicola ormai diventata manifesto.

Giulia Corsi
13 Febbraio 2024

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