50/50 fa il punto a Cannes, l’inclusione in cifre

Solo il 17% dei film in concorso sulla Croisette è firmato da donne, ma aumentano quelli proposti al festival


CANNES – Un anno fa, su questa Montée des Marches, Cate Blanchett e la compianta Agnès Varda guidavano il gruppo delle 82 donne che chiedevano la parità salariale nel mondo del cinema. Un paio di mesi prima Frances Mc Dormand reclamava, dal palco degli Oscar, l’inclusion rider, una clausola dei contratti cinematografici che obbliga a una certa  percentuale di rappresentazione della diversità. Dodici mesi dopo, che ne è della rappresentazione femminile al cinema, della parità dei compensi, dell’accesso alle professioni e ai ruoli? A fare il punto stamattina sulla spiaggia della Croisette c’era il collettivo 50/50 con il CNC, prima con una tavola rotonda animata da 5 donne, di cui tre di origini africane – l’avvocata Isabelle Laratte, la produttrice Laurence Lascary, la regista Alice Diop, la giurista Dame Heather Rabbatts e Carole Bienaimé Besse del Conseil Supérieur de l’audiovisuel – poi con una conferenza stampa per “dare i numeri” dell’inclusione al Festival di Canes, dove l’anno scorso fu firmata la Carta per la diversità, poi siglata da 40 altri festival. Un appuntamento affollatissimo, con una stragrande maggioranza di pubblico femminile.

“Mati Diop con Atlantique, quest’anno, è la prima regista nera a competere per la Palma d’Oro nella storia del festival. Ne siamo felici ma arriviamo molto tardi e non vorremmo più dover sottolineare questi primati”, si è sottolineato. Il delegato generale del festival di Cannes Thierry Frémaux ha ricordato, orgoglioso, i numeri di questa edizione: “Le registe donne in concorso quest’anno sono il 17% (4 su 21), contro il 15 del triennio precedente. I numeri sono quindi in crescita e aumentano se ci concentriamo sul totale dei film inviati al comitato di selezione, di cui il 26% sono diretti da donne, sui corti, con il 32%, e sui lavori della cinefondation, con il 44%”.

Le rappresentanti di 50/50 parlano di “un anno storico” in cui la battaglia per l’inclusione si è estesa a molte categorie diverse, inclusa quella delle critiche, e in cui le commissioni di selezione dei festival hanno ribilianciato le presenze femminili. Qualcosa si muove, dunque, ma la forbice resta incredibilmente alta. “Uno dei grandi temi è la grandissima discrepanza tra le donne iscritte alle scuole di cinema in Francia e quelle che riescono ad accedere alla professione. Dove spariscono le registe che frequentano le scuole?”.

17 Maggio 2019

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