10 film da vedere per la festa del papà

Da 'La vita è bella' a 'The Father', ecco i lungometraggi che raccontano il rapporto padre-figli


Il 19 marzo si celebra la Festa del papà, un’occasione unica per raccogliere la famiglia davanti ai grandi cult e riscoprire così i numerosi padri che hanno attraversato la storia del cinema. Il rapporto tra genitori e figli è infatti tra i prediletti di quest’arte, che ha raccontato i molti modi di essere padre, ma anche il cambiamento del ruolo della figura paterna nella società moderna.

La vita è bella (1997), di Roberto Benigni

Bastano poche note delle musiche di Piovani a rievocare le immagini de La vita è bella, tra i più amati e tra i più discussi film italiani degli ultimi decenni. Il film di Roberto Benigni ha regalato al cinema una rappresentazione commovente del rapporto padre-figlio, che racconta con grande impatto ciò a cui un genitore è disposto per amore. Sullo sfondo tragico della Seconda guerra mondiale, un ebreo italiano viene deportato insieme al figlio in un campo di concentramento. Nel tentativo di salvarlo dall’insostenibile verità, Guido, padre dall’inesauribile slancio vitale, convince il figlio di essere parte di un grande gioco di ruolo, con in palio un vero carro armato.  Salvaguardare la spensieratezza del figlio contro un mondo che ha dimenticato l’umanità; la storia di Guido e del piccolo Giosuè resta, per quanto triste, un monito colmo di lirismo.

Big Fish (2003), di Tim Burton

Quando Tim Burton si mise al lavoro su Big fish, nel 2002, il regista stava per diventare genitore poco dopo aver perso il proprio padre. La necessità di riflettere sul ruolo della figura paterna nella propria vita è perciò evidente in questo tripudio di fantasia e colori – tra le migliori prove di Burton, qui pienamente in controllo del proprio mondo creativo – in cui si passa da un’avventura all’altra per giungere con grande impatto a un momento epocale nella storia di ognuno: l’accettazione di un genitore per ciò che è, e non per ciò che non è stato, o abbiamo creduto che fosse. Il film infatti racconta il rapporto tra un padre, affascinante cantastorie, e il figlio, che da sempre dubita di tutte le sue storie. Con Ewan McGregor protagonista, e con un cast che conta tra le sua fila anche Helena Bonham Carter, Danny DeVito e Marion Cotillard, Big fish gioca con l’immaginazione, ma giunge a un messaggio universale.

Nowhere special (2020), di Uberto Pasolini

Presentato al Festival di Venezia e ispirato a una storia vera, Nowhere Special di Uberto Pasolini è ancora una volta un film sulle scelte difficili di un padre single. Lavavetri 34enne, il padre protagonista della storia vive un rapporto simbiontico con il figlio, a cui però dovrà presto dire addio a causa di una malattia terminale che gli è stata diagnosticata. Deciso a trovare per il figlio la miglior famiglia possibile, i due girano di casa in casa, ma nessuno, per l’uomo, sembra capace di quell’amore infinito che sente dentro sé ogni giorno. Un film sottile, privo di moralismi e lontano dal melodramma che sembrerebbe subito suggerire: Nowhere special è invece diretto e racconta con grande praticità l’amore di un padre per il figlio.

Nata per te (2023), di Fabio Mollo

Nata per te di Fabio Mollo è la storia vera di una paternità desiderata ma messa in difficoltà dalle infinite vie della burocrazia italiana. Al centro della vicenda un uomo gay e single, Luca (Pierluigi Gigante), che si propone di ottenere l’affidamento di una neonata con sindrome di Down abbandonata in  ospedale dopo il parto. Si parla di adozioni e di desiderio di paternità, ma anche della volontà di donare un futuro a chi, per la società, sembra destinato a non poterlo avere. La vicenda di Luca Trapanese, ora padre di Alba, fornisce a Mollo l’occasione di riflettere sulla genitorialità con dolcezza. Nel cast anche Teresa Saponangelo e Barbora Babulova.

Pinocchio (2019), di Matteo Garrone

Anche Pinocchio di Collodi è la storia di una paternità desiderata a tal punto da scomodare le leggi della magia, che donano all’anziano Geppetto un figlio dando vita a una marionetta da lui costruita. Ogni interpretazione del racconto di Collodi fornisce diverse visioni dell’anziano falegname, ed è quella di Garrone, del 2019, tra le più commovente ed efficaci. Merito del volto segnato dal tempo di un Roberto Benigni rapito dalla parte e capace di restituire la profondità di un ruolo a volte lasciato in disparte a favore dell’avventura della marionetta. Memorabile anche la versione interpretata da Nino Manfredi nel Pinocchio diretto da Luigi Comencini, ma anche la controparte animata messa in scena da Guillermo Del Toro nel suo film in stop-motion.

La ricerca della felicità (2006), di Gabriele Muccino

Uscito nel 2006 e ormai cult, La ricerca della felicità di Gabriele Muccino vive soprattutto della chimica portata in scena dai suoi due protagonisti, non a caso interpretati da Will Smith e dal figlio Jaden. Il film racconta la storia vera di un uomo, oggi imprenditore milionario, che spinto dal desiderio di regalare un futuro migliore al proprio figlio combatte per riscattarsi da una condizione di povertà assoluta. Il sogno di un padre che ambisce alla felicità del figlio, e per le strade di New York insegna a lui, e a se stesso, a lottare per la propria vita.

Captain fantastic (2016), di Matt Ross

Un padre e i suoi cinque figli vivono in una foresta del Nord America e combattono il sogno americano con un anticonformismo rigoroso e ammantato di ideologia hippie. Cresciuti nei boschi, i figli non conoscono la società che esiste a un passo da loro. La morte della madre obbliga però Ben Cash, interpretato da un incredibile Viggo Mortensen, e tutta la famiglia, a uscire allo scoperto per attraversare gli Stati Uniti in un van. Captain fantastic, diretto da Matt Ross, è on the road fatto di emozioni forti, che colpiscono al momento giusto. Siamo dalle parti del cinema indie, perciò un po’ naif e sospeso, ma Captain fantastic sa farsi anche molto serio, contemporaneo, riflettendo sull’educazione scelta da un padre per i propri figli.

Alla ricerca di Nemo (2003), Andrew Stanton e Lee Unkrich

Non c’è, a casa Pixar, e forse nemmeno dalle parti di Disney, un padre più iconico del povero Marlin, pesce pagliaccio e padre single tra i più apprensivi della storia del cinema. Spaventato da qualsiasi minaccia avvicini il figlio Nemo, tanto da privarlo dei propri spazi, il papà pesce si ritrova a vivere il proprio peggior incubo. Quando Nemo scompare inizia infatti una ricerca senza sosta, un viaggio in cui Marlin affronterà le proprie paure, da tempo proiettate sul figlio. Tra i titoli più conosciuti di Pixar, il film diretto da Andrew StantonLee Unkrich rifiuta molti stereotipi sul rapporto padre e figlio e propone attraverso un’avventura variopinta un ritratto molto moderno della figura paterna.

Mio papà (2014), di Giulio Base

Mio papà di Giulio Base è un altro dramma familiare che alterna riflessioni universali, come il ruolo e le difficoltà del diventare padri, a questioni più particolari, tra i cui l’inferno della burocrazia italiana per le “famiglie allargate”. Al centro della vicenda troviamo Lorenzo, un ragazzo di 35 anni che si innamora di una donna con un figlio di sei anni. La vita di Lorenzo cambia per sempre, e mentre si affeziona sempre più al piccolo Matteo una tragedia inaspettata fa capolino nella loro vita. Il film raccoglie tanti temi senza cedere alla semplificazione e nonostante il dramma che fa da sfondo, Base ci regala un rapporto dolce e complicato tra un padre adottivo e il figlio, capaci di strappare lunghi sorrisi. Nel film Giorgio Pasotti e Donatella Finocchiaro.

The Father (2020), di Florian Zeller

Il debutto alla regia di Florian Zeller è stato tra i film più apprezzati e discussi degli Oscar 2021. Vincitore di due statuette, miglior attore protagonista per Anthony Hopkins e miglior sceneggiatura non originale, The father è tratto da una pièce teatrale scritta dallo stesso regista. Un racconto intenso e molto commovente, incentrato su un padre anziano affetto da una malattia neurodegenerativa che lo porta a dimenticare i volti di chi lo circonda, anche dei propri figli. Uno spunto intenso in cui molti spettatori si ritroveranno, osservando da un lato il dramma di un uomo che perde il controllo della proprio vita, dall’altra quello dei figli, costretti ad accettare che il proprio padre non sia più lì, anche se davanti a loro. Le scelte di regia e sceneggiatura, che vedono gli attori cambiare ruolo e scambiarsi di posto, mettendo lo spettatore nella prospettiva dell’uomo affetto dalla malattia, mostrano le conseguenze di un dramma umano tristemente diffuso.

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