“Vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa”, dice una ragazza con il velo sul capo a Lucia, che per tutta risposta ribatte: “Ma vacci tu…”. È il dialogo surreale tra la Madonna e una giovane donna dei nostri giorni cui appare, nel nuovo film di Gianni Zanasi (Non pensarci e La felicità è un sistema complesso) Troppa grazia presentato alla Quinzaine di Cannes 2018 dove ha vinto il Label di Europa Cinémas (leggi il nostro articolo). Una commedia folle con protagonista Alba Rohrwacher, geometra che vive da sola con la figlia adolescente e si arrangia tra difficoltà economiche e sentimentali con il compagno Elio Germano. Quando le viene affidato un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica, nota che nelle mappe del comune qualcosa non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non dire nulla. Il giorno dopo, mentre continua il suo lavoro, viene interrotta da quella che le sembra una giovane profuga, che vede solo lei e che le dice di essere la madre di Dio. Da questo momento la vicenda diventa una specie di battibecco con questa donna (Hadas Yaron), che più che la Madonna del Vangelo rappresenta uno sdoppiamento spirituale che avviene all’interno di Lucia, e che si concretizza, a un certo punto, nella scena di un paradossale e riuscitissimo corpo a corpo fisico tra le due, “una versione mistica di Fight Club”, come la definisce il regista. Il film, nelle sale dal 22 novembre con Bim, è prodotto da Pumpkin con Rai Cinema. Nel cast anche Giuseppe Battiston, Carlotta Natoli e Thomas Trabacchi.
Troppa grazia non è un film sulla religione ma sulla fede, due cose completamente differenti.
Vero, non è un affatto un film religioso ma racconta la capacità di credere, qualcosa che abbiamo in modo istintivo e naturale da piccoli ma che poi rischiamo di perdere nel passaggio all’età adulta. Una caratteristica che, invece, dovremmo fare di tutto per trattenere, perché è proprio quello che ci fa sentire e immaginare oltre.
La Madonna che appare a Lucia è un donna tutt’altro che eterea: carnale, forte, intransigente, dal piglio deciso. A cosa si è ispirato?
Quella che appare non è la Madonna del Vangelo ma uno sdoppiamento spirituale che avviene all’interno di Lucia. A differenza dell’immagine a cui siamo abituati è forte e intransigente, e richiama con forza alla domanda fondamentale che Lucia fa di tutto per evitare. È per questo anche molto scomoda perché solleva cose difficili da gestire nel quotidiano, dove noi tutti cerchiamo di evitare i punti importanti e i confronti.
Ha definito Troppa grazia il suo primo film in stile Marvel: in che senso?
Lucia cerca di annegare il potenziale della propria vita esclusivamente nel quotidiano, e la Madonna la spinge con forza caparbia a ricollegarsi con se stessa e con la terra dove è nata e cresciuta. In questo senso la Madonna è un supereroe.
Nel film prova a tenere insieme il magico e il reale, la profondità del pensiero e la superficialità delle cose di tutti i giorni. Non sono aspetti in contrapposizione?
A volte gli aspetti superficiali della vita quotidiana sono bellissimi e dolcissimi: basterebbe poco per riacquisire il senso di magico, anche solo fermarsi a un semaforo ed osservare un sacchetto di plastica che vola in un vortice d’aria. Il rischio del quotidiano è che diventi, invece, un continuare a ribadire quello che già sappiamo.
Il sentimento del mistero sembra, però, quasi inconciliabile con la vita di oggi e i suoi rituali.
Viviamo in un mondo completamente immerso nell’informazione. Il nostri gesti quotidiani, come leggere le notizie sul cellulare, ci possono dare la sensazione di conoscere tutto del mondo e della Storia, come se non ci fosse più mistero. In questo senso viviamo un quotidiano che si ritorce contro noi stessi. L’idea del film è quella dell’incontro con qualcosa di improvvisamente misterioso, che produce la scintilla che chiama Lucia a andare oltre le sue abitudini. A capire che la vita non è tutta qui e ora, e non lo dico in senso religioso.
A quale forma di straordinario è disposto a credere oggi l’uomo moderno? Si stupirebbe meno di fronte a un mistero laico come un UFO che atterra?
La verità è che se oggi atterrasse un UFO ci arrabbieremmo perché ci ha occupato il parcheggio. Il rischio che corriamo al giorno d’oggi è quello di perdere il senso del mistero. Siamo dentro al dramma della distrazione.
Come ha immaginato la scena, bellissima e surreale, del corpo a corpo fisico tra Lucia e la Madonna?
Ho capito che la Madonna interiore di Lucia aveva un potenza non civile, che non si sarebbe fermata di fronte all’educazione e alla correttezza perché quello che ha da dire è troppo importante. Non vuole che Lucia rischi di buttare via la sua vita, e nel loro combattimento si nasconde in realtà un gesto d’amore. Ne è venuta fuori una scena surreale e riuscita, che è una versione mistica di Fight Club.
Un altro tema di Troppa grazia è la corruzione, che è anche il chiudere gli occhi di fronte alla frode per opportunità, che nel film va di pari passo con l’urgenza della salvaguardia dell’ambiente.
Ormai la vita di oggi è un sovrapporsi di bugie e mezze verità. La corruzione nasce dentro di noi anche solo dal nostro trascurare il richiamo alla verità. La Madonna compare quando Lucia, per paura di perdere il lavoro, chiude un occhio sulle misurazioni sbagliate effettuate nel campo della sua infanzia, dove un archistar vuole costruire un’opera faraonica e paranoica. Quello è il tradimento più profondo che Lucia fa rivolto, oltre che verso se stessa, verso la terra. Un richiamo anche alla necessità e all’urgenza di differenti politiche ambientali che dovremmo essere tutti in grado di ascoltare. Una battaglia che oggi bisogna assolutamente combattere, anche per le generazioni future.
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