‘Yunan’: in concorso a Berlino il dramma girato in parte in Puglia

All’European Film Market della Berlinale, la società italiana Intramovies può puntare tutto sull'atteso secondo lungometraggio del regista siriano Ameer Fakher Eldin


BERLINO – All’European Film Market della Berlinale, la società italiana Intramovies può puntare tutto tutto su Yunan. Il tanto atteso secondo lungometraggio del regista siriano Ameer Fakher Eldin è l’unico film di produzione araba a competere in anteprima mondiale alla Berlinale di quest’anno. Eldin, che ha curato sceneggiatura, regia e montaggio, continua con Yunan la sua trilogia Homeland, dedicata ai temi dell’esilio, dell’identità e dei legami umani, iniziata con The Stranger [+], presentato alle Giornate degli Autori di Venezia nel 2021.

Per la precisione, Yunan è prodotto dalla società tedesca Red Balloon, dalla canadese Microclimat Films e dall’italiana Intramovies, con la partecipazione dei co-produttori Fresco Films (Palestina), Metafora (Qatar) e Tabi360 (Giordania).

Il film segue la storia di Munir, uno scrittore arabo sfollato, interpretato dall’attore libanese Georges Khabbaz, che si rifugia su un’isola tedesca isolata con l’intenzione di togliersi la vita. L’incontro con un’anziana donna, Valeska (interpretata dall’iconica attrice tedesca Hanna Schygulla), cambia però il suo destino, facendogli riscoprire la voglia di vivere. Il cast include anche il palestinese Ali Suleiman, la libanese Nidal El Ashkar e gli attori tedeschi Sibel Kekilli, Thomas Wlaschiha e Laura Sophia Landauer.

Alla produzione hanno collaborato diverse case cinematografiche provenienti da più Paesi (Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania, Arabia Saudita), tra cui Red Balloon Film, Microclimat Films e Intramovies, in co-produzione con Fresco Films, Metafora Production, Tabi360 e Red Sea Fund.

Intramovies ha siglato una serie di accordi per tutti i diritti del film: Fandango ha acquisito quelli per l’Italia, mentre Immergutefilme Filmdistribution ha ottenuto i diritti per i territori di lingua tedesca. Filmarti Film distribuirà Yunan in Turchia, mentre Filmoption International si occuperà della distribuzione in Canada. I diritti per la regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) erano stati precedentemente acquisiti da Mad Distribution.

Dice il regista in conferenza: “volevo esplorare un’esperienza che ho vissuto, che ovviamente ha permeato tutta la mia vita, nelle Alture del Golan occupate. Di solito, quando sentiamo il termine “esilio”, lo associamo al movimento, al fatto che qualcuno debba o sia costretto a spostarsi a causa di guerre o crisi nazionali. Ma nel mio caso, si trattava solo di un confine: non ho dovuto muovermi affatto.

La mia casa stessa è diventata disconnessa dalla sua patria, che è la Siria, e vivere lì significava trovarsi di fronte a un confine che non potevo attraversare. Mi sentivo come se fosse una patria che non conoscevo, in cui non ero mai stato; era degli anni ‘60, ma era una patria che ho sempre immaginato e con cui ho fantasticato molto. Questa esperienza di esilio ha in qualche modo plasmato l’intera idea della trilogia. Ho deciso di esplorare il tema della casa, in sostanza, sia nel passato, nel presente che nel futuro. Quindi, lo riassumerei così”.

Inevitabile, e funzionale, che si percepisca un dolceamaro sentimento di nostalgia.

“Una parte della trilogia – dice ancora Eldin – è anche un’esplorazione del carattere nostalgico stesso. La nostalgia è solitamente rivolta al passato, ma credo che possa essere diretta anche verso il futuro, in questa costante ricerca di speranza. Questa è una trilogia, quindi il primo film è quello nostalgico che guarda al futuro. Fantastica, romanticizza il proprio dolore e la propria lotta, ovviamente, così come i suoi desideri. E in questo, non solo verso il passato, ma anche verso l’assurdo, forse, che purtroppo diventa l’unica via d’uscita da questa condizione. Del terzo film, per ora, preferisco non parlarne. Ma sì, è questo che intendo. La nostalgia è sicuramente un elemento centrale nella mia ricerca come regista e artista”.

Yunan è stato girato anche in Puglia, tra Gravina, Minervino, Poggiorsini e Spinazzola: “Volevo davvero un luogo che fosse come una terra di nessuno – dice il regista ringraziando l’Apulia Film Commission – Un posto senza civiltà, solo valli che, sai, non ti raccontano molto. Potrebbero sembrare bibliche, sì. E naturalmente abbiamo fatto dei sopralluoghi e abbiamo trovato questo posto meraviglioso, che nel film sembra quasi un sogno.

Quindi penso che sia stata una buona decisione. Volevo anche qualcosa di caldo, una temperatura che mi ricordasse casa. Ma forse c’è un’altra riflessione qui: casa è ovunque ci si senta a casa. O forse anche ovunque sia possibile ritrovare qualcosa che la ricordi. Casa non deve essere solo un unico luogo.

Perché una persona non potrebbe avere due case? Per farlo, abbiamo due scelte: o continuiamo a vedere l’altro, lo straniero, come una minaccia, oppure ci lasciamo andare all’esperienza umana, godiamo della nostra umanità insieme, accettandoci senza etichettarci a vicenda. Questo, per me, è il concetto di casa o di avere due case. Ma la Puglia è davvero un posto meraviglioso”.

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