Xavier Dolan, il “ragazzo prodigio” lanciato verso la Palma

24 anni e 5 film all'attivo, il regista canadese ha firmato anche sceneggiatura, produzione, costumi e montaggio di Mommy


CANNES – “Faccio l’attore dall’età di quattro anni, ho osservato tanti registi e visto tanti film. Anche se forse non è quello che vi aspettate, Titanic è stato il mio più grande film ispiratore: mi ha affascinato per le regole di costruzione cinematografiche e perché mi ha dato il coraggio di lanciarmi in idee folli e ambiziose”. Ecco spiegata, con le sue stesse parole, la nascita di un prodigio del cinema, ovvero il canadese Xavier Dolan, autore (e sceneggiatore, montatore, interprete) di un esordio folgorante come J’ai tué ma mere, alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2009, e ora – 3 film e 5 anni dopo – in concorso sulla Croisette con Mommy.

Acclamato dalla critica e in pole position per uno dei premi maggiori, il film racconta di Steve (l’eccezionale Antoine Olivier Pilon), la cui sindrome da deficit di attenzione e iperattività si è drammaticamente acuita dalla morte del padre, travolgendo la madre sola Die (Anne Dorval) con i suoi accessi di violenza. In un equilibrio familiare tremendamente precario, la possibilità (fittizia) di abbandonare per legge i ragazzi affetti da questo disturbo in un ospedale pubblico è l’ombra costante sulla confusa vita della famiglia e di Kyla (Suzanne Clément), vicina di casa balbuziente che diventa una seconda mamma.

Parlato in un francese québecois praticamente incomprensibile (tanto da giustificare i sottotitoli in francese) – “Una scelta e un privilegio è una lingua che mi appartiene -, Mommy è girato quasi interamente nel formato 1:1, “perché mi permetteva di valorizzare di più i personaggi nell’inquadratura – ha spiegato il regista 24enne – perché rendeva imprigionato lo sguardo dello spettatore e perché la restrizione mi permetteva di giocare con il linguaggio filmico nei momenti di gioia dei personaggi”. Nei quali, infatti, l’immagine si allarga a un tradizionale 16:9 prendendo respiro.

Anche in questo film, il ragazzo prodigio ha rivestito una quantità incredibile di ruoli: sceneggiatore, produttore, regista, montatore, costumista e persino redattore della cartella stampa: “È solo una questione di energia, è una necessità, è il mio modo di esprimermi: quando ho voglia di fare una cosa e penso di esserne in grado voglio farla pienamente. È come una droga, evidentemente io ho un ritmo di consumazione più alto. Infine, anche se sono giovane, non so quanto tempo mi resterà ancora per creare, ed è meglio farlo subito”.

Con Mommy, poi, Dolan torna a raccontare la figura materna, come già fece nel suo primo film: “Trovo che sia un territorio ricco e ispiratore – spiega – mi piace che le madri e le donne abbiano ruoli forti. Io ho visto mia madre battersi per certe cose e abdicare su altre, fare un film sulle madri per me è come dar loro la possibilità di una rivincita. Mio padre, invece, quando ero piccolo l’ho conosciuto poco, non l’ho osservato e non ho provato emozioni con lui per anni, perciò non mi viene istintivo di parlarne”.

Infine, uno sguardo al futuro: “Un film in inglese?Si’, ne ho scritto uno da tempo e lo sto proponendo ai produttori, aspetto una risposta. Intanto in autunno torno a scuola: ho voglia di una vita piu’ normale, di stare con i miei coetanei, di baciarli”.

22 Maggio 2014

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