Vita e avventure del signor Bric a Brac


Valentino Parlato“Allora, abbiamo finito?”. La frase, come una mosca nelle orecchie di chi fatica dietro la macchina da presa, viene pronunciata da Valentino Parlato, direttore nonché fondatore storico del quotidiano “il manifesto” insieme a Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Luciana Castellina. Questa volta il giornalista è protagonista, suo malgrado, di un documentario che parla proprio di lui, un ritratto dal titolo Vita e avventure del signor Bric a Brac, ideato e diretto dal figlio, Matteo Parlato, Marina Cantucci e Roberto Salinas.

 

Il documentario, presentato oggi alla Casa Del Cinema di Roma, è prodotto da Interlineafilm di Maurizio Antonini, società coproduttrice di E’ più facile per un cammello… di Valeria Bruni Tedeschi, con il sostegno della Regione Lazio: “Questo è il primo di una serie di film che beneficieranno del sostegno della Regione – ha raccontato il produttore – Il progetto continuerà. Vogliamo realizzare una serie di ritratti di personalità della cultura italiana, che siano però nati o residenti nel territorio laziale”.

 

Bric a Brac è il racconto a una voce sola di 70 anni di storia del nostro Paese, attraverso gli occhi appassionati del nostro signor ‘Bric a Brac’: “Il titolo fa riferimento a quei mobiletti con ante scorrevoli che contengono oggetti preziosi e chincagliere”, chiarisce il figlio. Il nomignolo sta a pennello a questo uomo, che in 52 minuti rovista nel cassetto della propria vita traendone storie divertenti e tristi, momenti fondamentali della storia politica del nostro Paese e personalissimi ricordi d’infanzia.

 

Il materiale originale, undici ore di girato, è stato realizzato in cinque giorni. I registi hanno inseguito Parlato dappertutto, in redazione, a casa, nella vineria di quartiere, e nei nascondigli dei suoi ricordi: l’infanzia a Tripoli, i primi convicimenti politici, la lettura di libri fuorisciti da librerie militari, l’infatuazione adolescenziale per il fascismo, la successiva adesione a un modello liberale e, la passione comunista che gli costò l’espulsione dal suo paese natio, e infine l’espulsione dal partito stesso, dopo la pubblicazione sul settimanale Il Manifesto dei fatti dell’invasione di Praga.

 

Piano piano i racconti personali sfumano e gli eventi storici prendono il sopravvento. L’esperienza di Valentino Parlato diviene allora per lo spettatore un breve ma prezioso trattato di teoria e pratica del giornalismo, utilizzabile in qualsiasi corso di preparazione a questo mestiere nobile, oggi così maltrattato.

 

Si parla, attraverso aneddoti e semplici citazioni letterarie, di rapporto tra giornalismo e potere, della distanza tra i fatti e il giudizio che di essi l’essere umano dà. Infine di conformismo, la più terribile delle malattie, per chi in questo Paese è chiamato con la sua professione a informare e comunque sollecitare qualsivoglia forma di progresso umano.

19 Dicembre 2005

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