Vita da artisti, una ricerca della Slc Cgil

Concentrati soprattutto nelle grandi città (Roma 22,8%, Milano 12,3%, Torino 6,7%, Napoli 5,1%), gli artisti in Italia per poter lavorare devono essere disposti ad accettare qualsiasi condizione


Concentrati soprattutto nelle grandi città (Roma 22,8%, Milano 12,3%, Torino 6,7%, Napoli 5,1%), gli artisti in Italia per poter lavorare devono essere disposti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro gli venga proposta. Lo dichiara il 95% dei professionisti dello spettacolo che hanno partecipato all’indagine “Vita da artisti” presentata oggi a Roma presso il Teatro Sala1, una ricerca promossa da Slc Cgil e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio. Chi sono? Quanti anni hanno? Quanto guadagnano? Come lavorano e come vivono attori, cantanti, musicisti, danzatori, registi e sceneggiatori in Italia? “Vita da artisti” è la prima ricerca che racconta le reali condizioni di vita e di lavoro dei professionisti dello spettacolo dal vivo nel nostro Paese.
                                                                             
I lavoratori nello spettacolo dal vivo in Italia sono giovani (il 71% ha meno di 45 anni), poco pagati (la media di retribuzione annuale è di poco più di 5000 euro), precari (l’80% ha contratti temporanei) e poco tutelati: solo il 17% è iscritto a associazioni sindacali. “Manca la percezione che il lavoro culturale sia lavoro a tutti gli effetti – commenta il segretario generale della Cgil Susanna Camusso -. Se nei vari territori le grandi risorse che sono state dedicate ai centri commerciali, fossero state impiegate per i circuiti culturali, oggi avremmo un clima differente”.

La ricerca si è svolta attraverso questionari anonimi inviati da novembre a marzo ai lavoratori dello spettacolo dal vivo: su 3.856 risposte, ne sono state utilizzate 2.090 per un campione solido e rappresentativo. “Più che un’indennità di disoccupazione avremmo bisogno di un ammortizzatore di continuità, che interviene fra un lavoro e l’altro – sottolinea Susanna Camusso -. Avrebbe il senso di riconoscere che questo tipo di lavoro non si esprime solo quando sei sul palco, ma è fatto anche della tanta preparazione”. Per il capo gabinetto del Mibact, Giampaolo D’Andrea, “bisogna pensare a una progressione nella forma di tutele, è complicato ma si dovrà fare”.

04 Maggio 2017

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