Venezia violenta

La Mostra si preannuncia 'dark’ con un paio di film che lo stesso direttore Alberto Barbera ha invitato a evitare se si è particolarmente sensibili


Italiani a parte – e sono tanti – il programma di Venezia 74 non manca di sorprese e spunti interessanti, presentandosi come particolarmente ‘dark’ con un paio di film che lo stesso direttore Alberto Barbera ha invitato a evitare se si è particolarmente sensibili. Il primo è Caniba (in ‘Orizzonti’) di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel, sull’atroce vicenda dell’omicida antropofago Issei Sagawa, che non solo uccise e mangiò una studentessa francese ma uscì dalla vicenda a piede libero grazie all’influenza di suo padre, che era un importante uomo d’affari, e anzi acquisendo celebrità grazie al suo orrendo misfatto.

Il secondo è il film di mezzanotte Brawl in Cell Block 99 di  S. Craig Zahler, con Vince Vaughn, Jennifer Carpenter e Don Johnson, annunciato come “uno dei film più violenti degli ultimi anni”. Grande attesa anche per Suburbicon di George Clooney, The Shape of Water di Guillermo Del Toro e Mother! di Darren Aronofsky. Curiosità per i lavori di Payne, Haigh, Schrader, Kechiche, per il documentario Human Flow del dissidente cinese Ai Weiwei e per quello su Jim Carrey.
Javier Bardem e Penélope Cruz tornano insieme sul grande schermo, diretti da Fernando León De Aranoa, per raccontare la vita e gli amori di Pablo Escobar in Loving Pablo

Interessante anche William Friedkin, che dopo L’Esorcista torna a parlare di possessione demoniaca nel documentario The Devil and Father Amorth, fuori concorso, così come il celebre video-mediometraggio horror con Michael Jackson Thriller, che torna in sfavillante veste 3D accompagnato dalla presenza del regista John Landis, che torna al Lido dopo il remaster di Un lupo mannaro americano a Londra dello scorso anno. E fuori concorso anche Victoria and Abdul di Stephen Frears, basato sull’omonimo libro di Shrabani Basu, il film racconta la storia vera dell’amicizia tra la Regina Vittoria e il suo segretario indiano Abdul Karim. Trovano spazio nella sezione ‘Cinema nel Giardino’ i primi due episodi della serie Suburra.

Quest’anno la Mostra dedica un vero e proprio concorso alle opere in realtà virtuale. E’ separata solo da un tratto d’acqua dalla cittadella del cinema l’isola del Lazzaretto Vecchio, con i suoi edifici storici vuoti che ospiteranno le opere della sezione ‘Virtual Reality’.

Non mancano i mostri sacri, dai due Leoni d’oro alla carriera Robert Redford-Jane Fonda per proseguire con Judi Dench, Helen Mirren, Donald Sutherland e Michael Caine. Tra gli assenti il nuovo Linklater e il western Hostiles di Scott Cooper.

Altre novità, annunciate dal presidente della Biennale Paolo Baratta che dichiara finalmente la cittadella del cinema in rinascita dopo l’annus horribilis 2010 (quando fu trovato l’amianto) sono il rinnovamento generale degli spazi, a partire proprio dal ‘cubo rosso’ che è la sala della sezione ‘Cinema nel giardino’. “Nei lavori si è insistito sul valorizzare le strutture ”che hanno fatto la storia della Mostra” ricorda il presidente. Fra queste il Palazzo del Cinema del ’37, ”prima sala al mondo concepita per un festival del cinema”; la nuovissima sala Darsena, che corona oggi l’arena all’aperto, a suo tempo simbolo dell’apertura al pubblico della Mostra; il palazzo del Casinò acquisito definitivamente dal Festival nel 2000, ”che simboleggia il rapporto con la stampa che è partner effettiva della Mostra”. Grazie all’impegno del Comune ”il piazzale antistante al Casinò e alla Sala Grande è stato completamente rinnovato” e al Casinò ”saranno dedicate altre risorse nell’immediato futuro per ulteriori adeguamenti e rinnovi”.

Tra gli altri pilastri della Mostra il Venice Production Bridge, ”utile complemento ai mercati del cinema” e la sezione Classici ”diventata per così dire essa stessa un classico”.


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27 Luglio 2017

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