Tra i tantissimi adattamenti per il grande e il piccolo schermo tratti da opere videoludiche in arrivo nel prossimo futuro, ce ne è uno che ha fatto discutere già dal suo trailer. Stiamo parlando di Until Dawn – Fino all’alba, film in uscita il 24 aprile 2025 che promette di riportare sul grande schermo uno dei più apprezzati videogame horror degli ultimi anni. A partire da Resident Evil e Silent Hill, per arrivare a The Last of Us e Five Nights at Freddy’s, l’orrore videoludico è stato una fonte di ispirazione cruciale per cinema e televisione, ma questo progetto sembra avere alzato la posta in gioco, ribaltando completamente le aspettative degli appassionati.
Rilasciato esattamente 10 anni fa, Until Dawn ha beneficiato recentemente di un remake per PlayStation 5 e PC che ne ha potenziato la resa grafica in vista anche dell’evento cinematografico in arrivo. Il film è diretto dal regista svedese David F. Sandberg che, dopo la parentesi dei due Shazam! torna, al genere che lo aveva lanciato con Lights Out e Annabelle 2. “Il film ha lo stesso tono e le stesse ‘vibes’ del gioco ma ne espande l’universo” ha dichiarato il regista, in un video che anticipava sapientemente il discusso trailer. Ma prima di capire quali sono stati i cambiamenti della versione cinematografica, andiamo alla scoperta del gioco originale.
Until Dawn si ambienta in una sperduta baita di montagna, dove un gruppo di ventenni si riunisce un anno dopo un tragico evento accaduto proprio lì e che ha visto come vittime due sorelle, loro amiche. A invitarli è stato Josh (interpretato da Rami Malek, l’attore che quattro anni dopo vincerà un Oscar per il suo ruolo in Bohemian Rhapsody), fratello delle due ragazze scomparse, desideroso di lasciarsi alle spalle il passato. Attingendo da diversi sottogeneri horror e utilizzando in particolare le dinamiche tipiche degli slasher adolescenziali che hanno reso celebre la saga di Scream (con i protagonisti ossessionati dal sesso e dalla voglia di “separarsi”), i personaggi si ritroveranno invischiati in un’avventura terrificante lunga tutta la notte in cui verranno uccisi uno dopo l’altro.
Violenza, tensione e un pizzico di sovrannaturale, per un videogioco che è stato acclamato dal pubblico per le sue dinamiche narrative e per l’efficace utilizzo delle scelte multiple, su cui si fonda l’intero gameplay. L’acclamato gioco del 2015, infatti, è un survival horror che si concentra esplicitamente sul concetto dell’effetto farfalla: il videogiocatore è chiamato continuamente a compiere delle scelte che influenzeranno in maniera più o meno irreparabile gli accadimenti futuri, in particolare la vita e la morte dei personaggi. In questo modo, il giocatore percepisce il peso di ogni scelta che compie, si sente in colpa per ogni morte (tutte terribilmente macabre) ed è invogliato a rigiocare più volte il titolo, provando a salvare più personaggi possibili prima che la storia finisca al sorgere dell’alba.
L’unico modo per restituire la caratteristica vincente del gioco originale, sarebbe stato creare un film interattivo come nell’episodio speciale di Black Mirror, Bandersnatch. Un film in streaming, dunque, impossibile da portare sul grande schermo. Ma poi, soprattutto: chi vorrebbe davvero vedere la versione live-action di quello che è già di fatto un film interattivo?
Da qui è arrivata la promettente idea che stravolge la meccanica narrativa della storia e che lo stesso regista ha voluto spiegare: “Una delle caratteristiche del gioco è che le persone fanno scelte diverse e muoiono in modi diversi. Il film utilizza questa meccanica per cui le cose ricominciano da capo e i personaggi devono riprovare di nuovo. Ogni volta che ritornano in vita e come se fossero in un nuovo genere horror. Per sopravvivere devono resistere fino all’alba”.
Una scelta coraggiosissima, non tanto perché modifica inevitabilmente la trama stessa del gioco, ma perché si offre come una riflessione sul medium videoludico stesso, dove la morte è una parte fondamentale del gioco ed è sempre provvisoria. Il film di Until Dawn rende i protagonisti dei veri e propri videogiocatori, permettendo loro di tornare indietro e riparare agli errori più fatali, provando e riprovando, fino alla sconfitta del nemico. Un’esperienza che sarà del tutto nuova anche per i più grandi appassionati del gioco originale e che, inevitabilmente, ne ripenserà tutti i personaggi, gli snodi di trama e i colpi di scena.
A un cast del tutto rinnovato composto da Ella Rubin, Michael Cimino, Odessa A’zion, Ji-young Yoo e Belmont Cameli, si aggiunge Peter Stormare, che aveva già recitato nel videogioco nel ruolo di uno psicologo che faceva periodicamente domande al giocatore, come una proiezione diretta della sua psiche. “Sono molto orgoglioso di essere parte di questa evoluzione sullo schermo” ha dichiarato l’attore, sposando a pieno il uovo approccio del film e segnano implicitamente una continuità tra i due progetti. “Ho pensato tantissimo a come potessimo continuare la storia senza dare al pubblico semplicemente la stessa esperienza di quando hanno giocato” ha aggiunto lo sceneggiatore e produttore Gary Dauberman.
Solo il tempo potrà dirci se la resa cinematografica sarà soddisfacente, ma non possiamo che apprezzare lo sforzo compiuto dagli autori, che non si sono accontentati e non hanno ceduto alla tentazione di riproporre sul grande schermo una trama già pronta all’uso. Con il mondo dei videogiochi che assomiglia sempre di più a quello del cinema, grazie a una grafica sempre più fotorealistica e un’attenzione minuziosa alla scrittura e alla regia, ciò che il pubblico si aspetta da progetti come questo è proprio un tentativo di rottura degli schemi. Solo in questo modo il dialogo tra videogiochi e cinema potrà continuare ad essere stimolante e produttivo, sia per i talent coinvolti che per gli appassionati.
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