Torna per la sua seconda edizione UnArchive Found Footage Fest, a Roma dal 28 maggio al 2 giugno 2024. Ideato e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS in collaborazione con Archivio Luce Cinecittà, con il patrocinio del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, il primo festival interamente dedicato al riuso creativo delle immagini è diretto da Alina Marazzi e Marco Bertozzi.
Frutto di una profonda riflessione sulla funzione degli archivi audiovisivi e cinematografici nel mondo contemporaneo, nello sviluppo dell’arte, della cultura e più in generale della società civile, UnArchive Found Footage Fest ricerca e prova a raccontare il paesaggio vasto e multiforme del found footage, un orizzonte iconico in continuo mutamento che accoglie in sé una moltitudine di materiali, immaginari, supporti e tecnologie. Un cinema rivolto al presente che scruta, interroga, riaccende, a volte ribalta le proprie fonti. Un cinema che brucia, come campeggia sul manifesto di questa edizione, realizzato dall’artista Gianluca Abbate.
Il programma – 115 opere tra lungometraggi, cortometraggi, installazioni e performance – ha le fattezze di un mosaico multidimensionale, composito, imprevedibile, che racconta le diverse modalità di riuso creativo, i suoi protagonisti, le loro pratiche ed estetiche. Forme molteplici accolte in altrettanti spazi nel quartiere Trastevere: le tre sale del Cinema Intrastevere ospitano le proiezioni di film; il locale Live Alcazar è dedicato alle performance dal vivo; l’Accademia di Spagna a Roma è la sede di panel e tavole rotonde; il Tempietto del Bramante e Vicolo Moroni sono luoghi estemporanei di installazioni artistiche. Tutto alla presenza di importanti ospiti internazionali, che accompagnano le loro opere in un aperto dialogo con il pubblico.
Al centro del programma di UnArchive il Concorso internazionale, dedicato a opere audiovisive di qualunque genere, formato, durata e nazionalità, caratterizzato dall’uso libero e creativo di materiali d’archivio. “11 lungometraggi dai confini porosi – dichiarano i direttori – in grado di restituire creatività non imbrigliate, sguardi non stereotipati provenienti da diversi continenti e identità culturali. Storie personali che intrecciano esperienze, condizioni e mutamenti condivisi; oppure potenti narrazioni collettive che si declinano in sguardi vissuti da singoli. Tra i 12 cortometraggi, sempre con temi e provenienze eterogenee, una maggiore varietà di sperimentazione linguistica e di tecniche adottate”.
Le opere della sezione competitiva concorrono per i premi del Festival UnArchive Award (€ 3.000) aperto a tutte le opere selezionate; Best Feature Film Award (€ 1.500) per il miglior lungometraggio, Best Short Film Award (€ 1.500) per il miglior cortometraggio, assegnati da una giuria internazionale composta dai registi Bill Morrison e Firouzeh Khosrovani (tra i vincitori della prima edizione) e dalla montatrice e regista Sara Fgaier. Ad assegnare tre omologhi riconoscimenti una giuria studenti, composta da allievi di scuole e università e coordinata dal regista Giovanni Piperno.
Una novità di questa edizione è la sezione Processi d’archivio, focus che ci porta dentro le aule dei tribunali grazie alle immagini d’archivio di alcuni tra i più famosi processi della storia, guidati dallo sguardo degli autori – Loznitsa, Sivan, De La Orden – che interrogano la natura umana, le radici della violenza, l’idea di giustizia. Ed è proprio Sergei Loznitsa ad aprire il festival con il suo The Kiev Trial, la sera del 28 maggio, mentre alla ricerca di Eyal Sivan è dedicato il focus Politics of Memory e la proiezione a 25 anni dalla sua uscita di Uno specialista – Ritratto di un criminale moderno, sul processo ad Adolf Eichmann.
Tra gli eventi speciali: il focus An unusual archive, dedicato al regista palestinese Kamal Aljafari e al suo incessante tentativo di ricomporre e mostrare in una prospettiva inedita l’archivio disperso di un paese non tratteggiato sulle carte geografiche, e l’evento Archiveology, sull’opera di Bill Morrison e sul suo film-manifesto Decasia, proiettato e discusso in un dialogo tra l’autore e la studiosa Rossella Catanese.
Ancora fuori concorso: Frontiere presenta 4 titoli internazionali per una riflessione sui confini geografici ed estetici del found footage; Panorami italiani offre uno sguardo su opere che mostrano la varietà di pratiche e poetiche nel found footage italiano; la Carte blanche di Philippe Alain Michaud propone due nuovi programmi con film provenienti dagli archivi del Centre Pompidou; la sezione Riuso di classe si arricchisce di nuove collaborazioni con scuole nazionali e internazionali per presentare i lavori di giovanissimi cineasti.
All’Alcazar Live la sezione Live performance promette un viaggio lungo le diverse pratiche di riuso e musicazione dal vivo delle immagini, dal montaggio di materiali Luce – in occasione dei cent’anni dell’Istituto – tutto dedicato all’elemento dell’acqua, diretto da Roland Sejko per le musiche di Teho Teardo, alla sonorizzazione dal vivo di film sperimentali di Gianfranco Brebbia, al VJing collagista di Gianluca Abbate e Alessandro D’Alessandro.
Infine, due degli ospiti d’eccezione, Sergei Loznitsa e Eyal Sivan sono anche protagonisti di altrettante masterclass incentrate sulle pratiche di riuso, la prima organizzata in collaborazione con l’Università IULM, la seconda con la NABA di Roma.
Il cinema d’archivio mostra più che mai la sua vitalità e la sua capacità di rielaborare il passato in processi estetici e critici tutti contemporanei. Un cinema al confine tra privato e pubblico, tra poetico e politico. Un cinema che brucia.
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