Una serie sulla valdese Lidia Poët

Sono iniziate a Torino le riprese della nuova fiction targata Netflix Lidia, liberamente ispirata alla figura della valdese Lidia Poët, nata nel 1855, prima donna avvocata italiana iscritta all’Ordine


Sono iniziate in questi giorni a Torino le riprese della nuova fiction targata Netflix Lidia, liberamente ispirata alla figura della valdese Lidia Poët, nata nel 1855 a Traverse di Perrero (To) e prima donna avvocata italiana iscritta all’Ordine professionale. Nel 1920 infatti, all’età di 65 anni, dopo una vita di battaglie, riuscì a ottenere l’iscrizione all’Albo grazie a una legge del 1919 che aveva aperto alle donne tutte le carriere professionali, esclusa la magistratura.

A interpretare la giovane donna, ultima di 4 fratelli e 3 sorelle, sarà Matilda De Angelis. Lidia conseguì il diploma da maestra a Pinerolo e nel 1878 si iscrisse alla Facoltà di legge dell’Università di Torino dove si laureò il 17 giugno del 1881, con una dissertazione sulla condizione della donna nella società, in particolare sulle problematiche legate al diritto di voto alle donne.

Dopo la laurea, racconta il sito della Società di Studi valdesi, “chiese di essere iscritta nel registro dei praticanti, per poi svolgere i suoi due anni di pratica a Pinerolo, presso lo studio del senatore Cesare Bertea. Durante questo periodo, entrò in contatto con diversi personaggi del mondo della letteratura e della politica, come Edmondo De Amicis, Paolo Boselli e Cesare Cantù. Nel 1883 sostenne e superò tutti gli esami necessari per diventare procuratore legale e richiese l’iscrizione all’Albo degli avvocati e procuratori. La richiesta destò grande sorpresa negli ambienti forensi di Torino e suscitò aspre polemiche perché era il primo caso del genere che si presentava nel Regno d’Italia. La discussione si concluse con l’accoglimento della richiesta della donna il 9 agosto del 1883. Il Procuratore generale del Re presso la Corte d’Appello di Torino tuttavia si oppose alla sua iscrizione all’Albo e alla fine, l’11 novembre 1883, la Corte d’Appello accolse la richiesta del Procuratore, appellandosi alla normativa dell’epoca che non attribuiva alle donne la facoltà di esercitare l’avvocatura. Dopo aver tentato inutilmente di far ricorso, decise di dedicarsi alla difesa dei diritti non solo delle donne, ma anche degli emarginati, dei minori e dei carcerati”.

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28 Settembre 2021

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