Un esordio ispirato a Wong Kar Wai (e Alberto Sordi)

Tra poesia e brutalità si muove l'esordio alla regia di Alessandro Marzullo, proiezione speciale a Pesaro


PESARO – Tra poesia e brutalità in una Roma notturna si muove l’esordio alla regia di Alessandro Marzullo, proiezione speciale alla Mostra di Pesaro. Un ritratto generazionale frammentato, nel segno di Zygmunt Bauman e delle sue teorie sulla società liquida. Una ronde notturna con al centro quattro trentenni intrappolati nelle loro illusioni, incapaci di essere creativi, di amare, di relazionarsi, ossessionati dal sesso fine a se stesso.

Da tenere d’occhio il cast di giovani interpreti come Demetra Bellina (leggi la nostra intervista all’attrice), Giuseppe Cristiano, Renata Malinconico, Mario Russo cui si aggiungono Lorenzo Lazzarini, anche in veste di produttore, Gabriel Montesi nel ruolo di un meccanico che ostenta cinismo, Antonio Orlando e Jun Ichikawa, attrice giapponese spesso utilizzata dal cinema d’autore. 

Il trentenne Marzullo, modenese, con alcuni corti al suo attivo, cita Wong Kar Wai tra i punti di riferimento di questa avventura girata in 13 notti, anche se nell’arco di otto mesi. “Sentivo l’esigenza incontenibile di emancipare il processo creativo dagli schemi classici. Non potevo limitare il percorso di questi personaggi dentro un modello narrativo solido e granitico, col rischio di dar vita ad una retorica artificiosa. Ho deciso di affrontare un percorso al buio, affidandomi alla sensazione più che al ‘testo letterario’. Ho provato a proseguire i percorsi tracciati dai registi indipendenti del passato come Rossellini in Italia, Cassavetes in America o Wong Kar Wai a Hong Kong, alla ricerca di una poesia metropolitana”.

Il nichilismo dei personaggi, uomini e donne giovani e disorientati, spesso aggressivi o autodistruttivi, è palpabile, siamo in un universo senza baricentro e anche il film si muove per suggestioni. Rivela una delle interpreti, Renata Malinconico: “Il regista non ci ha dato la sceneggiatura completa, scoprire quello che stai per girare pochi minuti prima crea una grande genuinità”. Jun Ichikawa afferma: “In Giappone, dieci anni fa, vedevo per strada la gente camminare guardano lo schermo dello smartphone e mi sembrava che in Italia ci fossero ancora valori come l’amicizia e la famiglia, ma oggi l’individualismo ha investito anche noi. Viviamo in un mondo virtuale dove abbiamo perso il senso del contatto. Però in questi personaggi si cela anche un forte desiderio d’amore”.

Con la fotografia del polacco Kacper Zieba, Marzullo ha scelto di fare un film “dove fotografia, musica, espressione degli attori contano più di tutto. Quando parlo di Wong Kar Wai penso anche al suo sodalizio con il direttore della fotografia Christopher Doyle, simile anche per condizioni produttive. Abbiamo avuto molti limiti, sia temporali che economici, per questo abbiamo dovuto inventare e sperimentare. Rovinare la pellicola, integrare i difetti di ripresa perché questo è un film difettoso e che parla di personaggi difettosi e di un mondo difettoso”.

Non mancano le parentesi di commedia, con le scene del paninaro filosofo ben svolte da Lorenzo Lazzarini. “Procedo per antifrasi – dice ancora Marzullo – il film è contradditorio anche nella forma che serve a innescare un corto circuito. Prediligo la commedia. Certo, non volevo né potevo fare Borotalco di Carlo Verdone, ma se rido sono contento. E poi Roma è una città dove la gente fa ridere, quindi perché non includere la comicità insita in quel luogo. Il mio mondo non è soltanto depressione e momenti oscuri, mentre il personaggio di Lazzarini si porta dietro una comicità tipica di Sordi e Verdone”.

Non credo in niente, prodotto da Daitona e Flickmates, avrà un’uscita evento autogestita a settembre. 

Cristiana Paternò
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