Arriva nelle sale, distribuito da Luce Cinecittà, dopo il successo e gli applausi commossi al BIF&ST – Bari International Film Festival, un omaggio sorprendente al grande maestro Ettore Scola e allo scenografo Luciano Ricceri. Un tributo anche a una tradizione di maestri artigiani che ha contribuito a rendere grande il cinema italiano.
Tutte le cose che restano – Studio EL a Cinecittà è il nuovo film documentario di Cinzia Lo Fazio, prodotto da Polygono Film e Luce Cinecittà in collaborazione con il CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia. Il film esplora uno spazio speciale e poco conosciuto del nostro cinema: lo Studio EL a Cinecittà. L’opera arriva a Milano per una proiezione-evento, in cui la regista Cinzia Lo Fazio presenterà al pubblico una storia unica e i suoi protagonisti. L’appuntamento è domani, mercoledì 13 novembre alle 19:30 presso il Cinema Anteo. Info e biglietti: spaziocinema.info
In un angolo nascosto di Cinecittà si trova uno spazio magico e quasi sconosciuto, lo Studio EL, fondato nel 1983 da Ettore Scola e Luciano Ricceri: un regista leggendario e uno scenografo di grande talento, uniti da una profonda amicizia. Questo spazio rappresentava una sorta di bottega rinascimentale, una piccola factory creativa in cui i due cineasti preparavano i loro grandi film e offrivano ai giovani l’opportunità di sviluppare e affinare le loro competenze.
Dopo la scomparsa di Ettore Scola e Luciano Ricceri, il tempo sembra essersi fermato allo Studio EL, lasciando inalterati numerosi oggetti, testimonianza di quasi quarant’anni di storia del cinema italiano. Questo luogo, che rischiava di chiudere, è oggi uno spazio prezioso di memoria storica all’interno degli Studi di Cinecittà, grazie soprattutto alla dedizione e alla tenacia di uno storico collaboratore dello studio e protagonista del film, Ezio Di Monte.
Attraverso gli oggetti e i ricordi riportati alla luce dalla regista Cinzia Lo Fazio, con il supporto di testimonianze e straordinari documenti visivi, si rivive la cinematografia di Ettore Scola, raccontata dai suoi artigiani. Dodici oggetti simbolici guidano lo spettatore in altrettanti frammenti della nostra storia cinematografica, attraverso interviste e preziosi archivi filmici.
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