James Hunt e Niki Lauda sono i classici opposti che si attraggono e si cercano, tanto che la loro potrebbe essere una storia d’amore. Disordinato, carismatico, istintivo, accanito playboy l’uno; metodico, antipatico, iperrazionale, ambizioso l’altro: si rincorsero (letteralmente), si detestarono, impararono qualcosa l’uno dall’altro, finirono per stimarsi più di chiunque altro. Di Lauda e Hunt ”ho amato l’individualità, il loro confronto, diventato come un supplizio”, dice Ron Howard. Che ha costruito con Rush un film adrenalinico e nostalgico su questa leggendaria rivalità rievocando i tempi eroici della Formula 1, quando quasi a ogni gara c’era un incidente mortale, e in particolare il mondiale del ’76, vinto per un solo punto dalla McLaren di Hunt dopo il tragico incidente di Nürburgring, in cui Lauda riportò ustioni gravissime alla testa, al volto, alle palpebre, ai polsi e danni quasi letali ai polmoni. Tornò in pista poco dopo, con un estenuante tour de force per riacquistare la forma, ma decise di ritirarsi, lasciando la vittoria all’avversario, durante il Gran premio del Giappone, giustamente spaventato dalle condizioni atmosferiche avverse. E il film suggerisce che l’abbia fatto per la moglie.
Per il regista di Apollo 13 raccontare questa storia è stata un’occasione per mostrare “il glamour, la sensualità, il fascino degli anni ’70. ”Non volevo fare un film sullo sport – spiega l’ex Richie di Happy Days – ma riportare l’atmosfera culturale, la vitalità, la frenesia, l’energia di quel mondo che era in se stesso eccitante. Ho usato come riferimento molti documentari sul rock di quel periodo perché rock e Formula 1 erano mondi che avevano molti elementi in comune”. L’australiano Chris Hemsworth è il fascinoso Hunt, il tedesco Daniel Bruehl (il cecchino di Bastardi senza gloria) dà vita in modo sorprendente all’austriaco Lauda, Alexandra Maria Lara è sua moglie Marlene, Olivia Wilde è Suzy Miller, la modella che sposò Hunt, mentre Pierfrancesco Favino è Clay Regazzoni, compagno di scuderia alla Ferrari. Grande cura al dettaglio storico e molte battute a effetto nel copione scritto con lo sceneggiatore Peter Morgan, che con Howard aveva già lavorato per Frost/Nixon: ”Morgan conosceva Lauda e l’ha intervistato. Niki non ha avuto nessun tipo di controllo creativo ma si è messo a nostra disposizione e si è fidato di noi”. Nel caso di Hunt, morto d’infarto nel ’93 a soli 45 anni dopo essersi ritirato dalle corse per fare il cronista sportivo, questo non è stato possibile. “Ma abbiamo intervistato circa 30 persone che lo conoscevano e da loro abbiamo imparato moltissimo. In più avevamo con noi esperti di Formula 1 sin dalla pre-produzione”. Per rendere la ricostruzione più possibile reale sono stati usati tutti i mezzi. “Ci sono immagini d’archivio molte riprese in camera-car. Poi la computer grafica dove una ripresa dal vero sarebbe stata troppo pericolosa, potendo causare il ferimento o anche la morte di qualcuno”.
E’ stata un’esperienza creativa molto intensa”, rivela Hewsworth (The Avengers), anche protagonista del nuovo progetto di Ron Howard, In the Heart of the Sea. Si è preparato al ruolo rivedendo anche sue interviste e gare. ”Volevo rendergli giustizia. Ho amato la natura bambinesca di James, la sua onestà. Non si preoccupava di quello che potevano dire su di lui. E ho amato la contraddizione fra il suo ritratto eccessivo sui tabloid, e il suo bisogno che aveva di essere accettato per le sue capacità”. Bruehl, che per le scene in cui Lauda è sfigurato si è affidato al truccatore di The Iron Lady Mark Coulier, spiega di aver riflettuto a lungo prima di interpretare un uomo che in Germania è una leggenda. “Sono stato molto fortunato perché ho potuto stabilire un rapporto con Niki. Sul set quando avevamo qualche dubbio lo chiamavamo e ci aiutava. Una volta mi ha anche suggerito le parolacce più giuste da usare in una determinata scena”. Orgoglioso di aver partecipato a Rush è Pierfrancesco Favino, che di Clay Regazzoni ha dato un ritratto perfetto con pochi tratti, quello di un pilota concentrato, ironico, capace di godersi la vita ma anche di sostenere un compagno di squadra ostico come Niki Lauda. “Sono felice di essere stato richiamato da Ron che mi aveva già diretto in Angeli e demoni”. Favino, molto richiesto dalle produzioni hollywoodiane, da Una notte al museo a World War Z, spiega che in Rush ”la qualità della sceneggiatura fa vivere anche i personaggi di contorno”. L’attore collega la figura di Regazzoni, scomparso nel 2006, di cui era un ammiratore da piccolo, ”al ricordo di quel ronzio domenicale, ai suoi baffi che sfrecciavano. Aveva una faccia che fa un’epoca, evoca subito un momento storico… pantaloni a zampa d’elefante”. E l’attore, che vedremo insieme a Claudio Gioè in Senza nessuna pietà, opera prima di Michele Alhaique da lui coprodotta, racconta: “Ho lavorato sull’aspetto, sul modo in cui parlava, anche se non ho potuto replicare quel suo curioso accento ticinese, perché in inglese sarebbe suonato strano”. Nelle sue ricerche è rimasto affascinato ”da questi superuomini che rischiano di morire, da quanto sono adrenalinici.
E Ron Howard dopo il film è diventato un ferrarista? ”E’ rischioso rispondere a questa domanda in Italia. Non tifo per nessuna scuderia di oggi o del passato. Ho però avuto la possibilità di conoscere Montezemolo, andare a Maranello e girare in pista su una nuova Ferrari con Niki Lauda che andava velocissimo… esperienza che non dimenticherò mai”. Intanto a Londra ha iniziato le riprese del suo nuovo progetto, sempre con Hemsworth fra gli interpreti. Si tratta di In the Heart of the Sea, tratto dall’omonimo libro di Nathaniel Philbrick, che racconta la vera storia del naufragio della baleniera Essex, affondata nel 1820, al largo delle Galapagos, da un capodoglio (vicenda che poi pare abbia ispirato Melville per Moby Dick). Venti marinai dell’equipaggio, dopo l’affondamento della loro nave, si ripartirono su tre scialuppe, con a disposizione pochissimo cibo e acqua. Restarono per mesi in mare, diretti verso le coste cilene. Una delle scialuppe affondò e gli otto sopravvissuti sulle altre due, quando furono salvati, dopo quasi tre mesi in mare, rivelarono di essersi nutriti dei corpi dei compagni morti durante il viaggio. ”Amo tutti i tipi di film e non voglio ripetermi, anche se questo forse non fa di me un bravo uomo d’affari, ma mi interessa esplorare e raccontare storie di culture e mondi differenti”.
Rush, che a Roma è stato protagonista di un’affollata première all’Auditorium Conciliazione con 1.800 invitati fra cui il figlio di Lauda Lucas, Montezemolo, e molti piloti, esce in sala il 19 settembre in oltre 400 copie distribuito da 01.
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