TOMMASO LIPARI


Tommaso Lipari, 17 anni, da Como, una produzione che si chiama Anni Luce, una generazione che si muove a suo agio tra DVD e internet, è a Pesaro con uno one-man-show: ha ripreso con una miniDV la sua vita di tutti i giorni, tutto da solo, dalla fotografia al montaggio. Il risultato è Le grotte del formaggio, 27 minuti che – giura – dicono la verità, solo la verità, nient’altro che la verità.

Da dove viene questo stranissimo titolo?
Il riferimento è a un negozio di alimentari della mia città, Como. Mi è sempre sembrato un nome divertente, sospeso tra un’anima ruspante e un tono insospettabilmente poetico. “Le grotte del formaggio” diventa poi nel mio videodiario una sorta di punto di riferimento per quella parte del mio gruppo di amici disgustata dai fast-food con i vari “superchickenburgerdeluxe”.

Come si diventa videomaker a 17 anni?
Il cinema è sempre stata la mia passione. Da bambino mi gustavo ogni proiezione (da quelle più raffinate alle più sbracate) come il più bell’evento che la vita mi potesse offrire. Mio padre è poi regista di documentari e ha contribuito ad alimentare in me il desiderio di cimentarmi direttamente con i mezzi di ripresa e di montaggio. Per quanto riguarda la mia formazione scolastica, sono appena stato promosso all’ultimo anno dell’Istituto d’Arte di Cantù. Il mio sogno è quello di studiare cinema dopo il diploma.

Che tipo di camera usi?
Utilizzo una videocamera digitale Sony 2000 VX. Uso quindi il supporto miniDV. Il montaggio lo realizzo col programma Storm Edit.

Cosa racconti concretamente nel tuo video-diario?
Ho cercato di cogliere il vissuto quotidiano dei miei coetanei nelle situazioni più varie: dalla festa alla scuola, dallo stadio alle uscite notturne in moto. Il mio intento è stato quello di documentare la realtà con uno sguardo partecipe ma anche distaccato, comunque lontano dagli stereotipi giovanilistici della televisione di oggi.

So che hai fatto anche molte riprese di nascosto…
Le riprese “clandestine” più rischiose sono state quelle che ho rubato nell’ora di italiano, di inglese, di educazione fisica, ecc. Queste scene sono state infatti girate all’insaputa dei soggetti ripresi. Con i miei coetanei il patto era invece quello di considerarmi un fantasma invisibile. Dopo le prime difficoltà mi è sembrato che si dimenticassero totalmente delle presenza della mia videocamera.

Come immagini il tuo futuro di videomaker? Hai già altri progetti?
Mi piacerebbe cimentarmi ora con un progetto di fiction. I miei primi lavori hanno tutti un taglio documentaristico: Banditi era sull’universo dei writers, Sulla strada racconta il lavoro di alcuni volontari della LILA, Stazioni d’attesa, con cui ho appena vinto il terzo premio a “Location Piacenza”, è dedicato agli abitanti occasionali delle pensiline degli autobus. In ogni caso ho una gran voglia di fare nuove esperienze magari utilizzando anche mezzi più impegnativi (con i premi in denaro ottenuti dai miei lavori mi sono appena comprato una mini-stedycam e un obiettivo grandangolare).

autore
26 Giugno 2003

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