THEO ESHETU


Theo Eshetu è un videoartista e regista nato nel 1958 a Londra da madre olandese e padre etiope. Oggi vive a Roma quasi a riprova del suo essere cittadino del mondo, diviso a metà tra l’Europa e l’Africa, tra la cultura anglosassone e quella latina. Al Sulmona Cinema era in concorso con il suo documentario Ways to a Void che letteralmente significa: “vie verso il vuoto” e anche “modi da evitare”.
Eshetu con una piccola videocamera è partito da Roma verso Ladakh nella provincia del Kashmir. Questo viaggio nel Tibet è stato per certi versi casuale, nel senso che il regista di Africanized ha accompagnato un amico che stava attraversando una crisi esistenziale e che per questo voleva stabilirsi in quei luoghi per qualche anno. Eshetu senza prevedere la realizzazione di un film ha comunque portato con sé una videocamera e ha cominciato a fare delle riprese. Un documentario non intenzionale, dunque, che cerca di rappresentare uno dei temi centrali del buddismo: il vuoto. Operazione molto complessa eppure il risultato è apprezzabilissimo e a Sulmona Eshetu ha raccolto consensi, nonché la soddisfazione di vedere finalmente il suo lavoro proiettato in un festival che al contrario di altre manifestazioni dà meritoriamente cittadinanza a ogni genere cinematografico senza divisioni in classi e sottoclassi.

“Per realizzare questo documentario – ha spiegato Eshetu – ho dovuto esercitare una grande violenza su me stesso. Ho tentato di non fare nulla, ossia ho ripreso ciò che mi stava davanti senza voler in nessun modo commentare la realtà. In questo senso, Ways to a Void non è un vero e proprio documentario. E’, piuttosto, un tentativo di liberarsi da ogni legame con la propria formazione culturale e dalla pretesa di esprimere e mettere in evidenza la propria soggettività. Ho messo in pratica alcuni pensieri del buddismo cercando la via verso il vuoto. Non è stato semplice ottenere quanto mi ero imposto. Ogni qual volta accendevo la videocamera ero sempre combattuto tra il lasciare che l’obiettivo riprendesse senza il mio intervento e, invece, il prendere in mano la situazione. Si è trattato evidentemente di un’esperienza frustrante anche se in fondo sapevo che dovevo lasciare che le cose andassero per il loro verso”.

Curiosamente a Sulmona Cinema, Ways to a Void è stato proiettato immediatamente dopo Bowling for Columbine di Michael Moore. Questa successione, che certamente non era stata prevista da Eshetu, ha reso chiaro il senso del suo lavoro. Dopo una tragedia come quella di Columbine e di fronte alla bellicosità dell’uomo contemporaneo, è forse giunto il momento di fare un passo indietro, anche se non si è buddisti, rinunciando a piegare la realtà alla volontà del proprio io.

19 Novembre 2003

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