‘The Hotel’, il bisogno di fare cinema più forte della paura della fine del mondo

Wang Xiaoshuai, esponente della “sesta generazione”, per un film “all’impronta”, indotto dallo stato di lockdown in un hotel thailandese: apatia, gabbia, timore della fine, affidati a Ning Yuanyuan


Un film “neorealista” nella sua essenza, The Hotel di Wang Xiaoshuaiautore cinese della cosiddetta “sesta generazione”: un’opera che nasce “all’impronta”, dalla realtà effettiva, infatti – come racconta il regista a Roma – “Nel 2020 ci trovavamo per il capodanno cinese a Chiang Mai (Thailandia)io, come il produttore e alcuni attori, ma ciascuno per proprio conto – e per caso in concomitanza c’è stato lo scoppio della pandemia, non c’erano più voli per rientrare in Patria: ‘cosa succederà domani?’ ci chiedevamo. C’era la sensazione della fine del mondo. Ci chiedevamo: ‘non potremmo più girare film?’. Così il produttore mi ha detto: ‘giriamo un film!’ Ma cosa si poteva girare? Ecco la scelta dell’hotel – il luogo in cui erano costretti a stare – e delle nostre sensazioni.

The Hotel è un film in capitoli: in bianco e nero e in 4:3, due scelte che Wang Xiaoshuai spiega dicendo: “siamo nella contemporaneità e avviene una pandemia, qualcosa per cui ci è sembrato di tornare indietro nel tempo, così anche il con il b&n e il 4:3 contribuivano a dare sensazione di frustrazione e straniamento dal tempo e dallo spazio”.

Il filo rosso tra tutti i capitoli della storia è Sova, interpretata da Ning Yuanyuan, attrice ventenne, che nell’immaginario occidentale – a tratti – chiama alla mente una sorta di Lolita, per il suo lieve entrare/uscire/sorvolare le vite degli altri avventori dell’hotel, quello in cui anche lei soggiorna – poi raggiunta dalla mamma, con cui dimostra un rapporto di affetto ma anche di contrasto, “ma non abbiamo pensato a un personaggio come Lolita, bensì al porre al centro lei come attrice, in modo che fosse il nucleo intorno a cui costruire i profili di quelli che le ruotano intorno (il medico Yu, il giovane “infermiere” Pop). Il suo comportamento è la dimostrazione della reazione dei giovani a una pandemia, che si chiedono come possano ricostruire adesso le loro relazioni, i loro sentimenti”.

Ning Yuanyuan spiega che “il mio personaggio è indipendente e libero, pieno di vitalità, ma al tempo stesso bloccata in hotel durante la pandemia e vede sia la stessa, che le sue personali riflessioni sulla vita, come grandi punti interrogativi: è spaventata dalla pandemia, ma forse ci sono cose anche più spaventose da affrontare”. E comunque l’attrice si dice fortunata di aver interpretato “un personaggio femminile della mia età: è stata una spinta importante per capire meglio le sue reazioni, forse per questo le mie interpretazioni sono state quasi naturali”.

Il film – in Concorso alla Festa di Roma – è stato girato in 14 giorni e il regista lo definisce “improvvisato, come una sessione musicale, ma nonostante la paura volevamo lasciare una traccia. Due erano le effettive problematiche: il coprifuoco e quindi la possibilità di un unico luogo, l’hotel; e la mancanze di operatori e apparecchiature, così i produttori hanno cercato lì a Chiang Mai e abbiamo trovato un direttore della fotografia di spot thailandesi, a cui pareva parecchio strano questo nostro progetto, e un elettricista afghano, che sapeva solo accendere e spegnere, letteralmente. È stato un film realizzato all’impronta”, conclude Wang Xiaoshuai.

21 Ottobre 2022

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